Storie Sotto Le Stelle Podcast
Storie Sotto Le Stelle, Marco Ciappelli
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La Battaglia Di Halloween (Letto In Italiano) | Storie Sotto Le Stelle Podcast | Storie Brevi Per Bambini E Giovani Di Cuore
Storie Sotto Le Stelle Podcast
10/18/24 • 14 min
La Battaglia Di Halloween
Tre amici, vicini di casa e assai curiosi, ogni pomeriggio, dopo aver fatto i compiti, si incontravano nel parco giochi del loro paese immerso nel verde delle colline toscane. Lì, seduti su una panchina in mezzo al prato, complottavano su come finire la giornata divertendosi. Di solito, combinavano birichinate e a volte finivano anche in situazioni particolari.
I giorni passavano e l’estate era ormai solo un ricordo, ma nonostante un po’ di pioggia e un venticello autunnale, un pomeriggio si ritrovarono sulla solita panchina. Tramando e tramando, raccolsero tutto il loro coraggio e decisero che una di queste notti sarebbero andati, di nascosto, nel vecchio cimitero abbandonato. Era situato dietro la chiesa, sotto la collina, a circa 2 chilometri dal centro del paese. Storie di fantasmi legate al cimitero, raccontate sottovoce dagli anziani, li avevano più volte scoraggiati. Inoltre, avevano sentito vociferare di uno strano personaggio, fra il vero e l’immaginario, un guardiano misterioso che certe notti faceva da custode al cancello principale.
Era autunno, nuvole dense oscuravano il cielo e le giornate erano grigie e nebbiose: la stagione giusta per l’avventura dei tre ragazzi, prima dell’arrivo dell’inverno. Il calendario segnava il 31 ottobre e quella notte stessa, la notte di Halloween, sarebbe stata semplicemente perfetta.
Una stretta di mano, poi un saluto, e ognuno si diresse verso la propria casa. Cenarono e andarono a letto presto come sempre, per non destare sospetti. Adagiati sul letto, si assopirono, ma nel dormiveglia ogni rumore – lo sbattere di una persiana, lo scricchiolio del pavimento o il cigolio di una porta – lo associavano agli spiriti in movimento, che forse li avrebbero accompagnati nell’avventura. Come premeditato, esattamente al decimo rintocco dell'orologio del campanile della chiesa, sgattaiolarono fuori ognuno dalla finestra della propria camera, scivolando sul retro delle loro case.
Quasi allo stesso tempo, si ritrovarono nel punto stabilito e, nel buio, presero la strada verso il cimitero. Lina, che sembrava la più coraggiosa, aveva in mano una piccola torcia che teneva dietro di sé per illuminare la strada a Sara e Teo, gli altri due compagni d’avventura.
Tutti erano un po' nervosi, si fermavano nascondendosi al minimo fruscio o al sopraggiungere di un’ombra improvvisa. Arrivati all’altezza della chiesa, si affrettarono decisi verso l’ingresso del cimitero; ed è lì che la notte iniziò a farsi interessante. Tanto per cominciare, Martino, che era il nome del guardiano misterioso di cui avevano tanto sentito parlare, era davvero lì. Lo videro proprio con i loro occhi davanti al vecchio cancello rugginoso e decadente: era seduto, mezzo addormentato, ma sicuramente attento al minimo rumore. Reggeva la pipa ancora accesa in una mano e un’armonica nell’altra. Un corvo nerissimo, appoggiato sulla sua spalla destra, e un cane piccolo ma di presenza regale, seduto alla sua sinistra, gli facevano compagnia.
La paura di essere scoperti li bloccò all’istante. Ripresero fiato e, in un battibaleno, raggiunsero il recinto dondolante che a malapena stava ritto sul retro del cimitero. Da lì si arrampicarono su un grande olmo e si sedettero sui rami più alti. Il verso di qualche civetta con occhi grandi e penetranti risuonava come un oscuro presagio, ma un chiarore apparve inaspettatamente dall’altra parte del muro mezzo rotto. Dal grande olmo, Lina, Sara e Teo videro uno spettacolo insolito e sbalorditivo.
Davanti a loro si aprì un parco verde ben curato, come un giardino segreto. Piccole tombe, con lapidi a forma di cani, gatti e altri animali domestici, adornate con fiori dalle mille sfumature di colore, erano distribuite in ogni angolo. Nella parte centrale c’erano statue imponenti che rappresentavano figure sacre per il cimitero e i suoi abitanti. Queste erano le statue della Rana Reale, della Tartaruga Saggia, del Cavallo Nobile, del Gatto Misterioso e del Cane Fedele.
Osservando intorno dalla loro posizione, videro zucche di varie dimensioni, intagliate come immagini di animali e illuminate da candele. Lanterne e oggetti vari, tipici della Notte di Halloween, erano collocati intorno alle tombe. Incuriositi, decisero di scendere dall’olmo e, piano piano, di incamminarsi verso il parco, facendo attenzione ai movimenti delle luci deboli e tremolanti che si facevano strada nella nebbia.
L’atmosfera era incantata e magica. Si muovevano quatti quatti, Lina sempre in prima fila, e ogni tanto bloccava Sara e Teo dicendo: “Lo sentite quel rumore? Siamo sicuri che non sia un fantasma?”
“N-n-no, solo il vento... speriamo,” rispondevano Sara e Teo sottovoce — Ma era la Notte di Halloween e tutto poteva succedere.
Nel centro del parco, gli spiriti degli animali che abitavano nel cimitero saltavano e volavano trasportati dall’aria con l’aiuto di girandole variopinte spinte da un vento leggero. E...
I Robot Sulla Collina (Letto In Italiano) | Storie Sotto Le Stelle Podcast | Storie Brevi Per Bambini E Giovani Di Cuore
Storie Sotto Le Stelle Podcast
08/26/24 • 10 min
I Robot sulla Collina
In una luminosa giornata di primavera, dei bambini in gita scolastica passarono nelle vicinanze dell’Osservatorio Sulla Collina. Il grande edificio scintillante era una meraviglia architettonica, con alte torri che svettavano verso il cielo, cupole argentate che brillavano al sole e telescopi giganteschi che spuntavano come occhi curiosi, sempre pronti a esplorare l’universo. Era la prima volta che lo vedevano da vicino e, ai loro occhi, apparve come la meraviglia delle meraviglie.
Rientrati a scuola, i bambini non riuscivano a smettere di pensare a quel luogo misterioso e, durante le rimanenti ore di lezione, alzavano spesso le mani per fare domande. Ma le risposte degli insegnanti erano vaghe e i loro dubbi rimasero irrisolti. A essere sinceri, non è che molti in paese sapessero un granché di quella costruzione. Era lì da così tanto tempo che nessuno ci faceva più caso. Forse c’era sempre stata.
Tra gli studenti di quella classe c’erano un fratello e una sorella, che erano forse un po’ più curiosi degli altri. Tornati a casa, decisero di andare a trovare la nonna che, più spesso che non, sapeva rispondere alle loro domande più strane:
“Nonna, tu che ci racconti sempre delle memorie del passato, e che una giostra e un carillon erano i tuoi giochi più cari, potresti dirci qualcosa del futuro? Quali segreti si nascondono nel cielo? Cosa succede nel grande Osservatorio Sulla Collina?”
La nonna sorrise, e i suoi occhi si illuminarono di un misterioso luccichio. I due nipoti, tra l’altro, erano sicuri che la nonna nascondesse qualche segreto nel suo garage super privato. In effetti, la nonna non era solo appassionata di storie di altri tempi: leggeva tantissimo, ascoltava la radio e spesso, la notte, osservava il cielo con degli attrezzi peculiari. Ed era proprio in cielo che aveva un caro amico, il Mago del Sapere, con cui aveva collaborato spesso in passato per decifrare i misteri dell’universo e del futuro.
Senza esitazione, la nonna decise di chiamarlo via radio, così che fosse lui a rispondere ai suoi curiosi nipoti. Dopo qualche istante, il Mago del Sapere apparve con la sua navicella spaziale scintillante. Fluttuava accanto a lui un libro magico, che si apriva e si chiudeva da solo, rivelando segni strani, antiche formule e segreti.
Il Mago si rivolse ai bambini con un sorriso saggio e disse loro che l’Osservatorio Sulla Collina è aperto a 360° sul mondo, fatto di vetrate dalla visuale infinita, da dove si può studiare l’universo intero. Dei robot, provenienti da pianeti lontani, l’hanno scoperto mentre girovagavano sulla Terra. Per svolgere i loro studi come scienziati astronomi, era il luogo perfetto.
I robot che lo abitavano ed erano al comando del progetto di ricerca avevano nomi particolari:
ASSO, il Robot più bravo ad organizzare le cose, era a capo della spedizione.
CONNI, il Robot esploratore, che era connesso con l’universo e lo comprendeva più di tutti gli altri.
UNO, il Robot genio della matematica, contava le stelle e tutti i corpi celesti volanti, comprese le meteore e le stelle cadenti.
SALUS, il Robot ricercatore e conoscitore del Pianeta Terra, scrutava tutti i suoi abitanti e ogni cambiamento, dagli ecosistemi alla biodiversità.
AUDIO, l’Intelligenza Artificiale che non si vedeva, ma che era responsabile di tutte le comunicazioni spaziali e coordinava le scoperte tra i vari pianeti.
Oltre a spiegare a voce, il Mago del Sapere invitò la nonna e i nipoti a salire a bordo della sua navicella, e insieme fluttuarono lentamente verso l’osservatorio. La gravità sembrava sospesa e tutto intorno a loro brillava di una luce magica.
Il Mago offrì loro dei palloncini colorati che li sollevarono in aria e, dal tetto aperto della navicella, li trasportarono fino ai vetri dell’Osservatorio.
Che meraviglia! C’erano centinaia di attrezzature e tantissimi robot di diverse dimensioni che si muovevano tutti indaffarati. Fra di loro spiccavano per grandezza, forma e colore Asso, Conni, Uno e Salus. Guardavano in alto, sorpresi e meravigliati alla vista dei visitatori, e non sapevano come comportarsi. I bambini inviavano baci e saluti, ma i robot, che non conoscevano l’affetto, si scambiarono solo segnali luminosi e si rimisero a lavorare come di consueto. Chissà quali pensieri avevano e che segreti nascondevano nei loro cervelli elettronici.
Una volta tornati a casa, erano contenti per l’avventura, ma la loro curiosità era cresciuta ancora di più. Il lavoro dei robot sarebbe continuato, ma secondo loro, era necessario che potessero interagire con gli uomini per condividere le loro scoperte e collaborare per un mondo migliore.
I robot che avevano visto dalle vetrate erano di poche parole e troppo presi dai loro incarichi per chiacchierare con loro. Ma forse era proprio quello che non si vedeva che potev...
Robots On The Hill (Read In English) | Stories Sotto Le Stelle Podcast | Short Stories For Children And The Young At Heart
Storie Sotto Le Stelle Podcast
08/26/24 • 10 min
Robots on the Hill
On a bright spring day, some schoolchildren on a field trip passed near the Observatory on the Hill. The large, gleaming building was an architectural wonder, with tall towers reaching toward the sky, silver domes shining in the sun, and gigantic telescopes protruding like curious eyes, always ready to explore the universe. It was the first time they had seen it up close, and to their eyes, it appeared as the wonder of wonders.
Back at school, the children couldn't stop thinking about that mysterious place, and during the remaining hours of lessons, they frequently raised their hands to ask questions. But the teachers' answers were vague, and their doubts remained unresolved. To be honest, not many in town knew much about that building. It had been there for so long that no one paid much attention to it anymore. Maybe it had always been there.
Among the students in that class were a brother and sister, who were perhaps a little more curious than the others. When they got home, they decided to visit their grandmother, who, more often than not, knew how to answer their strangest questions: "Grandma, you who always tell us memories of the past, and that a merry-go-round and a music box were your favorite games to play, could you tell us something about the future? What secrets are hidden in the sky? What happens in the great Observatory on the Hill?"
Grandma smiled, and her eyes lit up with a mysterious sparkle. The two grandchildren, by the way, were sure that their grandmother was hiding some secret in her super-private garage. In fact, Grandma wasn't just passionate about stories from the past: she read a lot, listened to the radio, and often, at night, she observed the sky with peculiar tools. And it was in the sky that she had a dear friend, the Wizard of Knowledge, with whom she had often collaborated in the past to decipher the mysteries of the universe and the future.
Without hesitation, Grandma decided to call him on the radio, so that he could answer her curious grandchildren. After a few moments, the Wizard of Knowledge appeared with his shimmering spaceship. Floating next to him was a magical book, which opened and closed on its own, revealing strange symbols, ancient formulas, and secrets.
The Wizard turned to the children with a wise smile and told them that the Observatory on the Hill is open 360° to the world, made of glass windows with an infinite view, from where you can study the entire universe. Some robots, coming from distant planets, discovered it while wandering on Earth. To conduct their studies as astronomer scientists, it was the perfect place.
The robots that lived there and were in charge of the research project had particular names:
ASSO, the Robot best at organizing things, was the head of the expedition.
CONNI, the Explorer Robot, who was connected to the universe and understood it better than anyone else.
UNO, the Math Genius Robot, who counted the stars and all flying celestial bodies, including meteors and shooting stars.
SALUS, the Researcher Robot, who was knowledgeable about Planet Earth, observed all its inhabitants, and tracked every change, from ecosystems to biodiversity.
AUDIO, the Artificial Intelligence that was invisible but responsible for all space communications and coordinated discoveries between the various planets.
After explaining, the Wizard of Knowledge invited Grandma and the grandchildren to board his spaceship, and together they floated slowly toward the observatory. Gravity seemed suspended, and everything around them shone with a magical light.
The Wizard offered them colorful balloons that lifted them into the air, and through the open roof of the spaceship, they were transported to the glass windows of the Observatory.
What a wonder! There were hundreds of instruments and many robots of different sizes, all busy with their tasks. Among them stood out for size, shape, and color, Asso, Conni, Uno, and Salus. They looked up, surprised and amazed at the sight of the visitors, and didn't know how to react. The children sent kisses and greetings, but the robots, who didn't understand affection, exchanged only light signals and went back to work as usual. Who knows what thoughts they had and what secrets they hid in their electronic brains.
Once back home, they were happy about the adventure, but their curiosity had grown even more. The robots' work would continue, but in their opinion, it was necessary for them to interact with humans to share their discoveries and collaborate for a better world.
The robots they had seen through the glass were of few words and too absorbed in their tasks to chat with them. But perhaps what couldn't be seen was the solution: AUDIO, the Artificial Intelligence!
To contact it, they needed a genius idea: Grandma's radio could be what they needed. But it required some changes. They immediatel...
IL CONIGLIETTO PADELLINO (Letto In Italiano) | Stories Sotto Le Stelle Podcast | Storie Brevi Per Bambini E Giovani Di Cuore
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04/18/24 • 11 min
IL CONIGLIETTO PADELLINO
C’era una volta nella cittadina di Carotopoli, un coniglietto in pensione di nome Padellino. Abitava in una casetta in fondo a un grande orto coltivato a verdure.
Una mattina, mentre stava guardando fuori da una finestrella grattandosi il capo, come se avesse un grande problema, vide arrivare sul sentiero tre carote, due costole di sedano, quattro pomodori, una cipolla, una melanzana e una patata che ruzzolava dietro al gruppo. Si dirigevano verso la sua casetta; il sentiero era leggermente in discesa.
"Che meraviglia!" esclamò.
"Con queste verdure fresche posso provare a cucinare così non mi annoierò più! Come mai non ci avevo pensato fino ad ora?!”
Padellino, che prima di andare in pensione era stato il capo stazione di Carotopoli, si intendeva di treni, orari e tutto il necessario per quel lavoro, ma non aveva mai cucinato prima d'ora; di solito si nutriva solo di carote.
Chiedendo in giro, si procurò una padella e una pentola con i relativi coperchi, tutto di seconda mano che non veniva usato da chissà quanto tempo. Ma a lui servivano e, dopo una bella ripulita, erano pronti per l’uso, meglio che nuovi. Costruì due mestoli con la corteccia di un albero e la cucina entrò in funzione. Il fuoco si sprigionò dal piccolo fornello come non mai, e le fiammelle si moltiplicarono. Il coniglietto, con grande passione, iniziò a sperimentare piatti gustosi e profumati.
Il grande orto era da sempre coltivato da alcuni nonni in pensione. Approvarono immediatamente l’idea del coniglietto Padellino, fornendogli tutte le verdure di stagione. Per prima cosa, era necessario un mezzo di trasporto; aggiustarono una carriola ormai fuori uso, che aveva una grande ruota gommata davanti e che la faceva scivolare verso la casetta. Soddisfatti e riempita di ogni bontà, i nonni, pronti per la consegna, sentirono prima fischiettare, poi un leggero vento, un soffio improvviso e, come per incanto, la carriola andava veloce lungo il sentiero. Ad ogni carico, un fischiettio, un soffio di nuovo e la carriola andava. I nonni erano stupiti, tenevano appena il manubrio e non facevano fatica.
Ma non erano poi tanto sorpresi. In un albero gigante che dominava su un lato dell’orto, viveva da sempre un elfo, che era lì per un incantesimo. Forse stava usando la sua magia per aiutare i nonni. Perché solo loro, in rari momenti, avevano sentito nell’aria una musica magica e percepito la sua misteriosa presenza.
Dall’altra parte del grande orto, c’era una fattoria con un pollaio. I nonni raccontarono al contadino cosa stava succedendo. "Una bella novità," disse, e fu felice di fornire ogni giorno le uova fresche al coniglio Padellino. Un buon odore si diffondeva in giro, altri coniglietti, che passavano da quelle parti, furono invitati ad assaggiare. "Mmm... buono," dicevano e si leccavano i baffi.
Si proposero come aiutanti, apparecchiarono all’aperto su sei piccoli tavolini, usando tronchi di alberi tagliati. Arrivarono altri coniglietti, costruirono delle seggioline con spalliere fiorite e gambe fatte di rami intrecciati. Improvvisarono piatti e bicchieri usando foglie d’ortaggi girate ed arrotolate, dandogli una forma ad arte. "Bravi, bravi," applaudì il coniglietto Padellino.
"Perché non apriamo altri piccoli ristoranti nelle vicinanze?" dissero, e le bambine e i bambini che verranno ad assaggiare i nostri piatti pagheranno: "per un antipasto, un mazzetto di margherite; per un primo, cinque primule; per un panino, delle viole; per un secondo, dei papaveri che non siano sfioriti; il dolce sarà gratis. E noi saremo felici di lavorare per loro."
Da lì, pensarono di far assaggiare il cibo ai bambini di tutta la cittadina. Si misero d’accordo, facendo consegne su monopattini multicolori guidati da coniglietti. Furono contattate alcune nonne, anche loro in pensione, per organizzare le consegne. Accettarono di buon grado. Si misero in testa un cappello adornato di ortaggi e presero servizio: "non guidate troppo veloci, fermatevi allo stop," e via dicendo. In tutta la cittadina c’era un gran traffico di coniglietti su monopattini che si divertivano e salutavano: "ciao, stiamo arrivando... ciao ciao, fate posto." Le macchine e le biciclette si facevano da parte e i semafori diventavano verdi al loro arrivo.
Tutto procedeva per il meglio, quando una mattina si svegliò l’ufficio delle tasse, forse nella notte aveva sofferto d’insonnia o forse non aveva digerito la cena, boh... boh...!!! L’impiegato addetto iniziò ad inviare tasse da pagare e pagare al coniglietto Padellino. Fortuna che, la mattina che arrivò la prima richiesta di pagamento, il sole era allegro e sorridente, così si arrabbiò un po' di meno. Lui che di simpatia ne aveva da vendere, ma di pagare non ne voleva sapere; il suo grande piacere era dare tutto gratis.
L’elfo, che si trovava sempre a gironzolare nell’orto, venne a conoscenza del problema del coni...
LA TRIBÚ DELLE SCARPE ERRANTI
Una storia Sotto Le Stelle in quattro parti. Proprio come le stagioni!
L'avventura estiva.
In un grande negozio di abbigliamento del centro cittadino, erano in vendita, fra l’altra merce, delle scarpe sportive un po’ particolari. Oltre ad essere comodissime, simpatiche e di vario colore, di tanto in tanto si scambiavano per divertimento i lacci e i posti dove erano in bella mostra. E, udite udite, parlavano fra di loro.
Ultimamente, durante l'ora di chiusura ai clienti, precisamente dall'una e quarantacinque alle due e quarantacinque, complottavano su come un giorno avrebbero potuto realizzare il loro sogno: desideravano girovagare per il mondo senza meta, trasformandosi così nella Tribù delle Scarpe Erranti.
Nascosti dietro grosse tende c’erano i camerini di prova, dove invisibile a chi lavorava nel negozio e ai clienti, non ci credereste... abitava una piccola strega tutto pepe. Il suo nome era Streghetta Soletta e possedeva una bacchetta magica luminosa dalla quale lanciava sortilegi e incantesimi quando gli pareva e piaceva.
Di giorno spiava e la notte tramava, gironzolando per il grande magazzino come se fosse suo; figurarsi se non era a conoscenza del complotto delle scarpe sportive.
Nel momento in cui decisero di passare all’azione, la Streghetta Soletta con un incantesimo, prima le triplicò di numero e con un tocco della bacchetta magica e un soffio le fece scivolare giù dalla scala mobile. Tutto ad un tratto si ritrovarono libere all’aperto.
Adesso si, che libera e moltiplicata, la Tribù delle Scarpe Erranti era pronta per l’avventura.
Era estate, le giornate erano talmente calde e soleggiate che decisero di andare al mare. Questa sarebbe stata la loro prima tappa. Preparato il necessario per il viaggio, si misero in cammino.
Un passo dopo l’altro arrivarono in riva al mare proprio all’ora del tramonto: una luce incredibile si rifletteva sulle onde che si coloravano d’argento e giunte sulla spiaggia dondolavano come foglie al vento.
La sabbia raffreddata era piacevole da pesticciare, ma i granelli che entravano nelle scarpe mentre camminavano causavano un gran pizzicore. Iniziarono a saltare, ballare e, divertendosi, svegliarono tutti gli ombrelloni che si riaprirono insieme agli sdrai ormai assonnati. A quel punto, tutti ridevano e ballavano insieme alle scarpe; l’allegria, si sa, è contagiosa.
Passata una gran bella serata in compagnia se ne andarono in albergo e dopo una dormita rigenerante, si alzarono di buon’ora. Il sole era ancora basso sull’orizzonte e tutte d’accordo decisero che sarebbe stato bello andare a fare una girata in pineta. Dopo una abbuffata per colazione, partirono in fila indiana: uno, due, tre, uno, due, tre, avanti marcia.
Camminarono all’ombra lungo un viale alberato. A vederle, la gente si incuriosiva e diceva: “che belle scarpe variegate di colore” e loro beate e indifferenti: uno, due, tre, uno, due, tre, avanti marcia.
Giunte in pineta, si misero all’ombra di un albero grandissimo. Tutto era piacevole e rilassante, ma un bagliore luminoso, un lampo improvviso a ciel sereno, le sfiorò. Chiusero gli occhi per lo spavento e quando gli riaprirono, videro una grande distesa di funghi davanti a loro.
Erano forse funghi magici? Come potevano essere apparsi così all'improvviso? E la pineta allora? Forse era un luogo fantastico ed incantato?
Vedendo lo sbigottimento delle Scarpe Erranti, alcuni funghi iniziarono a parlare in coro: "Noi facciamo parte di una magia. Questa è la pineta delle meraviglie. Comunichiamo con creature fantastiche e, insieme a loro, proteggiamo gli animali e le piante che vivono in questo habitat.”
“La cosa ci incuriosisce molto” dissero le Scarpe Erranti sorprese, “che altro fate?”
I funghi risposero di nuovo in coro: “La notte illuminiamo il sottobosco con luci iridescenti, i nostri gambi crescono e i nostri cappelli cambiano colore.”
E continuarono: “Percorriamo sentieri segreti, dove crescono piante magiche che emanano un profumo avvolgente ed inebriante. Entriamo nelle caverne dove vivono folletti, scoiattoli, gufi, coniglietti, e tanti altri. Noi abbiamo il potere di comunicare con loro.”
“Ma se adesso vi state chiedendo come mai siamo apparsi per voi, è perché inaspettatamente, una cosa fantastica è successa. Il lampo luminoso che vi ha sfiorati vi ha donato un super potere che ora possedete e vi permette di conoscere i magici segreti della pineta.”
I funghi invitarono l’intera Tribù Delle Scarpe Erranti, sbigottita, stupita e senza parole, a rimanere nella pineta ed aspettare la notte. Il mistero aleggiava nell’aria finché all’imbrunire, il bosco si trasformò magicamente in una fiaba incantata.
E come gli avevano detto i funghi, le scarpe con il loro super potere ne fecero parte. Esplorarono, quatte quatte, i sentieri segreti, entra...
Le Rose Del Castello Incantato (Letto In Italiano) | Stories Sotto Le Stelle Podcast | Storie Brevi Per Bambini E Giovani Di Cuore
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06/12/24 • 11 min
LE ROSE DEL CASTELLO INCANTATO
C'era una volta un castello, ormai abbandonato da tempo, circondato da un grande giardino; solo due giardinieri erano rimasti a curarlo e coltivare i fiori. Le rose, con i loro colori vivaci, brillavano in ogni stagione sul verde dei prati e nelle aiuole. Il castello dominava una vecchia cittadina. In lontananza appariva magnifico, e forse lo era stato.
"Che segreti ci saranno dentro il castello?" si chiedevano le rose.
Una sera, dopo il tramonto, ne parlarono con le lucciole, anch'esse curiosissime per natura.
La Rosa Rossa, che era sempre la più avventurosa del gruppo, si avvicinò sussurrando alle lucciole con voce sicura e vellutata: ”Amiche, che ne dite di un'avventura nel castello stasera?"
La lucciola più brillante, Lucilla, rispose con entusiasmo: "Sarebbe divertente di sicuro! Ma come faremo ad entrare?"
"Ah, ho sentito i giardinieri parlare di una chiave nascosta sotto la terza pietra vicino al vecchio pozzo," disse la Rosa Gialla, unendo e sfregando i petali come se stesse condividendo un segreto prezioso.
La Rosa Blu intervenne timidamente, "Ma dobbiamo fare attenzione, ho sentito dire che il castello nasconde misteri antichi e spiriti giocosi."
Lucilla rise lievemente, "Oh, non temere, Rosa Blu. Con la nostra luce e la vostra bellezza, nessun mistero potrà resisterci!"
"E se incontriamo qualche ostacolo?" chiese la Rosa Bianca, sempre la più prudente del gruppo.
“Li affronteremo tutti insieme," rispose la Rosa Rossa con determinazione. "Dopo tutto, non siamo solo fiori e insetti, siamo gli esploratori del castello incantato!"
La decisione fu presa e nella notte buia e magica, con coraggio si incamminarono per il sentiero che portava all’ingresso del castello.
Dopo una breve sosta al pozzo per procurarsi la chiave, si avvicinarono silenziosamente al grande portone. Aperta la serratura, spinsero con tutta la loro forza e con fatica, riuscirono a socchiuderlo.
Un suono arrugginito e graffiante risuonò:
SCREEEK. CRREEK. SCREEK.
Tutti i gechi, mangiatori d’insetti, si spaventarono e correndo su e giù per i muri del castello fuggirono via in un battibaleno insieme ai pipistrelli.
Le lucciole, seguite dalle rose sgattaiolarono nel grande atrio, dove un soffitto altissimo era decorato con i più fantastici disegni; ai lati si ergevano statue maestose e fantastiche — un brivido di magia fece tremare i petali delle rose. Proseguendo tutte insieme, entrarono in un salone immenso, che sembrava un museo: armature di soldati medioevali armati di spada da un lato, e di samurai giapponesi con le loro Katane affilate e luccicanti dall'altro.
Ogni stanza del castello era affascinante e ricca di storia, e ce n’erano tantissime! Saloni, corridoi, scale, e stanze segrete da scoprire. Le esploratrici rimasero incantate ogni volta che aprivano una porta o giravano un angolo, ma quando si accorsero che stava arrivando la prima luce dell'alba, le rose corsero via per tornare nel giardino e le lucciole, diventate invisibili, sparirono nell'aria.
Nella fuga, le rose inciamparono l'una con l'altra, e una nuvola di petali persi, di vari colori, svolazzò nell’aria. Per fortuna i giardinieri, correndo in soccorso, li rincollarono con la rugiada. Ormai avevano scoperto il furto delle chiavi e il gran movimento della notte. Tutti i fiori e gli insetti del giardino, al risveglio, si bisbigliavano l’uno con l’altro il racconto della magica notte:
"Quali segreti da scoprire ci saranno ancora nel castello?"
La sera successiva, non ci furono discorsi. Davanti all’ingresso del castello c’erano le rose e le lucciole, ma anche tulipani, coccinelle, grilli, gigli, api, farfalle, camelie, cavallette e anche due girasoli, alti ed imponenti, che si misero davanti al gruppo.
Di nuovo il gran cigolio:
SCREEEK. CRREEK. SCREEK.
Entrati, tutti insieme, salirono una larga scalinata. In cima c'era un tunnel buio con in fondo una grande porta intarsiata che, toccata dai due girasoli, si aprì magicamente.
All'interno, una meraviglia! Un grande salone polveroso che conteneva scaffali traboccanti di libri grandi, piccoli, e pure medi. Era la libreria segreta del castello!
Sorprendentemente, c'era un gran movimento: i libri saltavano da uno scaffale all'altro, scuotendosi la polvere di dosso e le parole uscivano dalle pagine aperte e in tutto il salone inizió un gran chiacchierio. Ogni libro voleva dire la sua perché era da tanto tempo che nessuno li leggeva o ascoltava.
Una delle rose, insieme a una camelia, si stavano riposando e chiacchieravano su una panca di legno, quando da uno scaffale un piccolo libro per bambini cadde sulla corolla della rosa. “Oh, oh, oh, chi è il colpevole?” esclamò quasi divertita ed, allo stesso tempo, un'idea venne ai due fiori facendo illuminare i loro petali di gioia.
“Meraviglia delle meravigl...
Il Gatto Mezzo Matto (Letto In Italiano) | Stories Sotto Le Stelle Podcast | Storie Brevi Per Bambini E Giovani Di Cuore
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06/13/24 • 7 min
IL GATTO MEZZO MATTO
Nella scuola elementare per animali domestici di ogni genere, una delle classi più frequentate era quella dei gatti parlanti. Lì c’era un gatto un po’ strano: parlava a saltelli, scriveva le parole al contrario, i numeri capovolti e aveva spesso la testa fra le nuvole.
Tutti dicevano: “Ma quel gatto è mezzo matto!”
Una mattina di primavera, i gatti si erano alzati un’ora prima, perché la maestra, una gattina molto carina, bianca e gialla, avrebbe portato la classe nel parco vicino alla scuola per giocare e fare un picnic. Tutti erano contentissimi e non vedevano l’ora di partire, vestiti eleganti come al solito: chi con un fiocco colorato sulla testa, chi con una cravatta blu, e chi con una sciarpa arancione, ma ognuno con il suo zainetto multicolore.
Ma se tutti erano pronti e contenti di passare una giornata diversa all’aria aperta, immaginatevi voi il Gatto Mezzo Matto!
Era contento almeno tre volte e tre quarti più degli altri. Ma così contento che per l’occasione aveva indossato un fiocco e mezzo in testa, tre cravatte al collo, una sciarpa arcobaleno e un ombrello al polso.
Lungo il tragitto tra la sua casa e la scuola, faceva acrobazie incredibili, camminando sulle zampe posteriori e divertendosi a fare salti mortali: tre avanti e uno indietro.
I passanti si fermavano a guardarlo perché era simpatico e anche un po' ridicolo. Era proprio curioso e mezzo matto questo gatto!
Prima della partenza, la maestrina tanto carina controllò che tutti avessero l’occorrente: non mancava proprio niente, neppure una grande allegria — che in fondo era la cosa più importante.
“Pronti, si parte!”
In men che non si dica, il Gatto Mezzo Matto era già sulla strada. Vedendo un vigile urbano che passava da quelle parti, il gatto gli disse:
“Scusi Signor vigile, siamo di fretta, non mi potrebbe mica imprestare i suoi attrezzi per guidare il traffico?”
Il vigile, sogghignando sotto i baffi, stette al gioco e rispose:
“Mi sembri simpatico, ma fai attenzione. Io ti terrò d’occhio.”
Con il fischietto in bocca e la paletta nella zampa, il gatto iniziò:
“Alt! A destra! Alt! A sinistra! Gira di qua! Vai di là! Fate tutti il girotondo!”
Così facendo aveva bloccato tutto il traffico e il semaforo si sbellicava dalle risate lampeggiando rosso, verde e giallo.
Nonostante tutto questo putiferio, la scolaresca attraversò la strada ringraziando cortesemente il semaforo, il Signor Vigile e, ovviamente, anche il Gatto Mezzo Matto.
In fila per due lungo il viale alberato, entrarono nel parco. In coda c’era un piccolo elefante grigio che controllava che tutti tenessero il passo e la fila.
Una volta giunti nel prato centrale e posati gli zainetti, via libera per tutti che ora potevano saltare, correre e giocare sull’erba.
L’elefantino teneva tutti sott'occhio: “Attenzione gattini! Non avvicinatevi troppo al laghetto perché se ci cascate dentro vi devo ripescare io.”
Ma come se nulla fosse, i gatti si rincorrevano, facevano capriole e si divertivano a più non posso. Anche i bambini giocavano con loro e qualcuno faceva volare aquiloni di diversi colori e forme che tutti guardavano a naso in su.
In tutta questa gioiosa festa, il Gatto Mezzo Matto, che spesso faceva come voleva, per copiare i bambini decise di aprire l’ombrello e volò in cielo come un aquilone.
Una forte folata di vento lo fece svolazzare un po’ a destra e un po’ a sinistra. Improvvisamente, l’ombrello si chiuse e il Gatto Mezzo Matto finì preciso nel laghetto con tutti gli aquiloni.
“Splash! Splush! Splish! Splesh!” E miagolii a non finire.
“Oh no! Aiuto. Aiuto. Aiuto. Salvate il Gatto Mezzo Matto!”
Per fortuna, sotto la sponda ovest del laghetto c’era il famoso Bagno Gorgonzola, dove i topolini della zona andavano a prendere il sole in compagnia. A questo trambusto si allertarono e si resero conto immediatamente che c’era da fare un salvataggio.
Non c’era tempo da perdere!
Senza esitazione, si tuffarono nel laghetto e aiutandosi l’uno con l’altro, salvarono il Gatto Mezzo Matto..
Tutta la scolaresca tirò un miagolio di sollievo, mentre i topini, molli fradici ma contenti, si misero a saltellare gioiosamente.
L’elefantino, che non si era nemmeno dovuto bagnare, ringraziò i topolini che stavano già giocando a nascondino con i gatti.
E il Gatto Mezzo Matto?
Beh, come se nulla fosse, si asciugava ai raggi del sole in disparte, osservando le nuvole in cielo che sorridendo e danzando gli facevano l’occhiolino.
In quel giorno magico di primavera, il picnic si trasformò in una grande avventura e, a pancia piena, i gatti si incamminarono verso la scuola.
Il fatto sta che in ogni zainetto si era infiltrato un topolino, che voleva andare a vivere con un gatto, perché ormai erano tutti diventati amici.
Con la consueta fantasia e ...
The Half-Mad Cat (Read In English) | Stories Sotto Le Stelle Podcast | Short Stories For Children And The Young At Heart
Storie Sotto Le Stelle Podcast
06/13/24 • 6 min
THE HALF-MAD CAT
In the elementary school for household pets of all kinds, one of the most popular classes was that of the talking cats. There was a somewhat strange cat: he spoke in hops, wrote words backwards, numbers upside down, and often had his head in the clouds.
Everyone said, "But that cat is half mad!"
One spring morning, the cats had gotten up an hour earlier because the teacher, a very pretty, white and yellow kitten, was going to take the class to the park near the school to play and have a picnic. Everyone was very happy and couldn't wait to leave, dressed elegantly as usual: some with a colored bow on their head, some with a blue tie, and some with an orange scarf, but each with their own multicolored backpack.
But if everyone was ready and happy to spend a different day outdoors, just imagine the Half-Mad Cat!
He was at least three times and three quarters happier than the others. So happy that for the occasion he wore a bow and a half on his head, three ties around his neck, a rainbow scarf, and an umbrella on his wrist.
Along the way between his house and the school, he did incredible acrobatics, walking on his hind legs and having fun doing somersaults: three forwards and one backward.
Passersby stopped to watch him because he was funny and also a bit ridiculous. He was really curious and half mad, this cat!
Before departure, the lovely teacher checked that everyone had what they needed: nothing was missing, not even great joy — which in the end was the most important thing.
"Ready, let's go!"
In no time, the Half-Mad Cat was already on the road. Seeing a traffic cop passing by, the cat said to him:
"Excuse me, Mr. Traffic Cop, we're in a hurry, could you lend me your tools to direct traffic?"
The cop, chuckling under his mustache, played along and replied:
"You seem nice, but be careful. I'll be watching you."
With the whistle in his mouth and the baton in his paw, the cat began:
"Stop! Right! Stop! Left! Turn here! Go there! Everyone do the roundabout!"
In doing so, he had blocked all the traffic, and the traffic light was cracking up with laughter, flashing red, green, and yellow.
Despite all this commotion, the school-kitten crossed the street, thanking the traffic light, Mr. Traffic Cop, and, of course, the Half-Mad Cat.
In pairs, they entered the park along the tree-lined avenue. At the end was a little grey elephant making sure everyone kept pace and in line.
Once they reached the central meadow and set down their backpacks, it was free rein for everyone who could now jump, run, and play on the grass.
The little elephant kept an eye on everyone: "Careful, kittens! Don't get too close to the pond because if you fall in, I have to fish you out."
But as if nothing happened, the cats chased each other, did somersaults, and had the time of their lives. The children played with them too, and some flew kites of different colors and shapes that everyone looked up at.
In all this joyful celebration, the Half-Mad Cat, who often did as he pleased, decided to copy the children, opened his umbrella, and flew into the sky like a kite.
A strong gust of wind made him flutter a bit to the right and a bit to the left. Suddenly, the umbrella closed, and the Half-Mad Cat landed precisely in the pond with all the kites.
"Splash! Splush! Splish! Splesh!" And endless meowing.
"Oh no! Help. Help. Help. Save the Half-Mad Cat!"
Luckily, under the west bank of the pond was the famous Gorgonzola Bath, where the local mice went to sunbathe together. Alerted by this commotion, they immediately realized that a rescue was needed.
There was no time to lose!
Without hesitation, they dived into the pond and, helping each other, saved the Half-Mad Cat.
The entire school let out a sigh of relief, while the mice, soaking wet but happy, began to joyfully hop around.
The little elephant, who didn't even have to get wet, thanked the mice who were already playing hide and seek with the cats.
And the Half-Mad Cat?
Well, as if nothing had happened, he was drying off in the sun apart, watching the clouds in the sky that were smiling and dancing, winking at him.
On that magical spring day, the picnic turned into a great adventure and, with full bellies, the cats walked back to school.
The fact is that in every backpack, a mouse had snuck in, wanting to live with a cat, because by now they had all become friends.
With the usual imagination and a pinch of magic, from then on, cats and mice loved each other very much and went to school together.
"One had never seen such a cheerful class," said the little elephant.
And the Half-Mad Cat?
After the dive into the pond, he no longer spoke in hops, and wrote words straight, but with his new mouse friends, he enjoyed coloring the blackboard with the cha...
THE FOUR FOUR-LEGGED ADVENTURERS + ONE (Read In English) | Stories Sotto Le Stelle Podcast | Short Stories For Children And The Young At Heart
Storie Sotto Le Stelle Podcast
05/14/24 • 9 min
THE FOUR FOUR-LEGGED ADVENTURERS + ONE
On the outskirts of a big city, there lived four little dogs who took a walk around the neighborhood every day to stretch their legs with their owners. They spent the rest of the time on armchairs or lying in the sun in the garden.
In a corner near the wall, behind the house, hidden by a tree, there were some old used and slightly broken objects. One of the dogs, named Tachi, decided to go exploring to see if there was anything interesting and found what seemed to be an old ball — but a bit strange, with a kind of leg.
"What could it be? It looks like a suspicious object!" she thought. "Better call reinforcements immediately. Woof, woof, woof!"
The other three rushed over, barking — just in case there was someone or something to scare off.
"A ball, a ball!" they shouted and got into position to play.
The most mischievous and smallest in size, Pippa, started to kick the object with her little paws but stopped immediately exclaiming, "Oh, but how hard this ball is!"
"It's hard indeed, silly, can't you see it's a globe?" said Luca and Lillo, the other two members of the family, while Tachi remained thoughtful and not entirely convinced.
But once it was clear what it was, they all started to observe it as, magically turning on itself, it showed distant countries they had heard about from their owners who, to tell the truth, were great wanderers!
At the end of the day, after many adventures, naps, a walk at sunset, and a good dinner, they all went to bed; but thinking about the globe, none of the four could sleep much. As soon as they closed their eyes, they began to travel with their imagination and thought of exciting adventures that transported them to unknown and fantastic places to visit.
In the morning, there was a lot of whispering. "Slept well?" they asked each other. "No, I traveled to unknown countries," "I thought of flying," "I of sailing the oceans," "I climbed very high mountains."
Thinking and thinking, they decided it would be really nice to turn these dreams into reality. They continued to chatter, and after a few hours, they all agreed and pronounced the fateful words: "We will be the four four-legged adventurers, traveling the world, all for one and one for all." The decision was made; but how could they start the adventure?
Luca thought of the old wise dachshund Ettore, who lived in the neighborhood and was a storyteller wizard by trade. They met him almost every day during their sunset walks. Ettore, sitting in front of his house, would narrate with sparkling eyes stories of fantastic travels to a group of puppies with their owners; all intent on listening.
Once they heard him tell about Paris and its majestic Eiffel Tower rising into the sky above the clouds, the imposing monuments, the huge gardens to visit and then, attention attention, croissants with butter and jam for breakfast, baguettes filled with all sorts of things for lunch, and succulent and tasty bones for dinner.
"Here’s who could help us: Ettore the Wizard Dachshund!” they exclaimed with joy.
Immediately, sneaking out of their garden, they passed through a small gap in the fence and headed towards Ettore's house. They arrived at five o'clock sharp, and Ettore invited them in for tea with cookies. The four adventurers, between one cookie and another, told him about the globe they found by chance and their desire for adventures.
The wizard dachshund, who had already guessed everything, said, "With a spell, I can accompany you around the world and visit a place of your choice."
The fantastic four four-legged adventurers shouted in unison, "Let's go to Paris!"
“With pleasure," replied Ettore.
All ready for departure, the wizard dachshund took his super magic wand, which he tapped three times on the ground "toc toc toc", and at the words "Woofwoof and Woofwoof" small glowing stars came out; each one took a dog by the paw, lifting them into the air, and following the wizard, they set off for the adventure.
At first, they closed their eyes in fear, but: "Look, look!” said their guide, and opening their eyes they saw they were flying over oceans, seas, mountains, lakes, cities, and enchanted forests: "How wonderful!”
Soon, suddenly, in the distance appeared the city of Paris. Floating like feathers in the wind, in a flash, they arrived almost touching the Eiffel Tower, which with its height, pierced the clouds passing through the middle. The group landed on the roofs of Paris: “How wonderful, Paris is really magical and fascinating!"
As they strolled through the streets of Montmartre, they decided to send a postcard to their owners to let them know about their trip.
Address:
To our house on the other side of the ocean.
Third street on the right.
Ninth on the left.
Garden with lemon tree.
Squirrels running around.
Po...
The Battle Of Halloween | A Story Under the Stars (Read In English) | Stories Sotto Le Stelle Podcast | Short Stories For Children And The Young At Heart
Storie Sotto Le Stelle Podcast
10/18/24 • 13 min
The Battle Of Halloween
Three friends, neighbors and very curious, met every afternoon, after finishing their homework, at the playground in their village nestled in the green Tuscan hills. There, sitting on a bench in the middle of the lawn, they plotted how to end the day with fun. Usually, they got up to mischief and sometimes ended up in peculiar situations.
The days passed, and summer was now just a memory. But despite a bit of rain and an autumn breeze, one afternoon they met on the usual bench. After much scheming, they gathered all their courage and decided that one of these nights, they would secretly go to the old abandoned cemetery. It was located behind the church, at the foot of the hill, about 2 kilometers from the village center.
Ghost stories linked to the cemetery, whispered by the elders, had discouraged them many times; moreover, they had heard rumors of a strange character, somewhere between real and imaginary—a mysterious guardian who sometimes watched over the main gate at night.
It was autumn, dense clouds darkened the sky, and the days were gray and foggy—the perfect season for the adventure of the three kids, before winter arrived. The calendar marked October 31, and that very night, Halloween night, would be simply perfect.
A handshake, then a goodbye, and each went home. They had dinner and went to bed early as usual, not to arouse suspicion. Lying in bed, they dozed off, but in their half-sleep, every noise—the bang of a shutter, the creaking of the floor, or the squeak of a door—seemed like spirits moving, maybe ready to join them on their adventure. As planned, at exactly the tenth toll of the bell from the church tower, they snuck out, each from their bedroom window, slipping out through the back of their houses.
Almost at the same time, they met at the designated spot and in the darkness made their way toward the cemetery. Lina, who seemed the bravest, held a small flashlight, pointing it behind her to light the way for Sara and Teo, the other two companions in the adventure.
They were all a bit nervous, stopping to hide at the slightest rustle or the appearance of a sudden shadow. Once they reached the church, they hurried determinedly towards the entrance of the cemetery, and that’s where the night started to get interesting.
For starters, Martino, the mysterious guardian they had heard so much about, was really there. They saw him with their own eyes in front of the old, rusty, and decaying gate. He was sitting, half-asleep, but certainly alert to the slightest noise. He held a still-lit pipe in one hand and a harmonica in the other. A jet-black raven perched on his right shoulder, and a small yet regal-looking dog sat by his left side, keeping him company.
The fear of being discovered froze them instantly. They caught their breath and, in the blink of an eye, reached the wobbly fence barely standing at the back of the cemetery. From there, they climbed a large elm tree and sat on the highest branches. The call of some owls with big, piercing eyes echoed like a dark omen, but a glow unexpectedly appeared on the other side of the crumbling wall.
From the large elm, Lina, Sara, and Teo witnessed an unusual and astonishing sight. In front of them lay a well-kept green park, like a secret garden. Small graves, with tombstones shaped like dogs, cats, and other pets, adorned with flowers of every shade, were scattered in every corner.
In the central part stood imposing statues representing sacred figures for the cemetery and its inhabitants. These were the statues of the Royal Frog, the Wise Turtle, the Noble Horse, the Mysterious Cat, and the Faithful Dog.
Looking around from their vantage point, they saw pumpkins of various sizes, carved with images of animals and lit by candles. Lanterns and various objects typical of Halloween Night were placed around the graves. Curious, they decided to climb down from the elm and, little by little, started walking toward the park, paying attention to the movements of the faint, flickering lights that cut through the mist. The atmosphere was enchanted and magical.
They moved quietly, Lina always leading the way. Every now and then, she would stop Sara and Teo, saying, “Do you hear that noise? Are we sure it’s not a ghost?”
“N-n-no, just the wind... we hope,” whispered Sara and Teo — But it was Halloween Night, and anything could happen.
In the center of the park, the spirits of the animals living in the cemetery jumped and flew, carried by the air with the help of colorful pinwheels spun by a gentle breeze. It was a full-on celebration. Paper lanterns lit up small stalls filled with all kinds of treats for the joy of the animals. Cookies and snacks shaped like little ghosts, skulls, and bats, small fruit pumpkins, and—believe it or not—mini chicken and turkey sausages for dogs, and fish ones for cats!
Several spotlights rose into the sky a...
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FAQ
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What topics does Storie Sotto Le Stelle Podcast cover?
The podcast is about Bedtime Stories, Kids & Family, Podcasts, Books, Stories For Kids and Arts.
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The episode title 'Il Gatto Mezzo Matto (Letto In Italiano) | Stories Sotto Le Stelle Podcast | Storie Brevi Per Bambini E Giovani Di Cuore' is the most popular.
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The average episode length on Storie Sotto Le Stelle Podcast is 9 minutes.
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Episodes of Storie Sotto Le Stelle Podcast are typically released every 1 day, 4 hours.
When was the first episode of Storie Sotto Le Stelle Podcast?
The first episode of Storie Sotto Le Stelle Podcast was released on Jan 16, 2024.
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