
Su Una Panchina In Attesa Del Treno (Letto In Italiano) | Storie Sotto Le Stelle Podcast | Storie Brevi Per Bambini E Giovani Di Cuore
02/18/25 • 16 min
SU UNA PANCHINA IN ATTESA DEL TRENO
Alla Stazione del Paese, sotto una lunga pensilina di legno, rotaie d’acciaio a destra e a sinistra permettevano ai treni di sfrecciare velocissimi. Ma ogni tanto, alcuni si fermavano e ripartivano senza esitazione, dopo aver fatto scendere e salire i passeggeri.
Il nonno aveva promesso più volte al nipote di portarlo a visitare la stazione ferroviaria vicino a casa, ed era proprio lì, in piedi sul marciapiede accanto a lui, che per la prima volta aspettava l’arrivo di un treno. Dopo qualche minuto si sentì un campanello seguito dall’annuncio dell’arrivo.
“Treno numero 75265 in arrivo sul binario 2. Viene da quel posto per andare in quell’altro. Fate attenzione e salite se è il vostro. Aspetta poco perché è in ritardo, tanto per cambiare...”
Dopo poco, la locomotiva si avvicinò rapidamente e, rallentando, arrivò di fronte a loro in un attimo.
Il bambino non aveva mai visto nulla di così impressionante. Aggrappandosi ai pantaloni del nonno, si nascose e urlò:
“Aiuto, aiuto, aiuto!”
Ai suoi occhi il treno appariva come un gigante di ferro, decorato con strani disegni e incredibilmente misterioso. Una macchina viaggiante su rotaie. Un lungo serpente meccanico, veloce come una saetta: impressionante e sconosciuto, ma allo stesso tempo affascinante.
I passeggeri in arrivo scesero dalle porte aperte dei vagoni, e quelli pronti per la partenza salivano subito dopo. Altri andavano avanti e indietro con il loro bagaglio, controllando gli orari sui tabelloni luminosi e montando sul treno che li avrebbe portati dove desideravano.
“Forse non è un mostro come sembra. Gli adulti non hanno paura come me.”
Pensava il bambino, facendosi coraggio e guardando il nonno, che gli sorrideva prendendolo per mano. Rimasero per un po’ alla stazione, seduti sulla panchina a guardare i treni passare, il capostazione che fischiava e la gente che andava e veniva.
Sul tramonto, il nonno comprò due gelati alla fragola e pistacchio dal bar della stazione e, gustandoseli, si incamminarono felici verso casa.
Alcuni giorni dopo era il compleanno del nipote. Il nonno non aveva avuto dubbi sul regalo. Tornarono alla stazione e, una volta procuratisi due biglietti, gli disse:
“Adesso sei abbastanza grande per viaggiare, quindi partiamo per questa tua prima avventura. E vedrai quante ne vivrai quando diventerai grande.”
I biglietti erano piuttosto particolari. Infatti, quando il nonno aveva fatto presente che erano per il primo viaggio del nipotino, l’impiegato allo sportello chiamò il Capo Stazione che, una volta aggiornato sulla situazione, tirò fuori dal taschino due biglietti colorati con scritto sopra:
Destinazione: Stazione Fine Della Corsa
Treno Numero 18674
Validi per Andata e Ritorno
Binario: 2 e 1/2, quasi 3
Validi se c’è il sole, piove, nevica, o tira vento
Popcorn e souvenir ricordo inclusi
“Boh, che strano.”
Pensò il nonno, grattandosi la testa sotto il cappello.
“Ma come tutti sanno bene, del Capo Stazione ci si può fidare.”
Quindi prese per mano il nipotino e si incamminarono verso il Binario 2 e 1/2, quasi 3.
Alcune panchine erano occupate da passeggeri in attesa, ma una era libera e così si sedettero l’uno vicino all’altro. L’emozione vibrava nell’aria come stormi di uccelli migranti verso terre lontane, e l’immaginazione per l’avventura che stava per iniziare cominciò a prendere forma, mentre un venticello leggero sfiorava i loro volti.
Il treno era in arrivo!
Un fischio, uno stridio dei freni mentre la locomotiva rallentava, e poi il ronzio dei motori. L’annuncio vocale confermò l’arrivo e la destinazione esatta:
“Attenzione, attenzione, Treno Numero 18674 in stazione. Partenza imminente per destinazione: Stazione Fine Della Corsa. Tempo incerto durante il viaggio, ma va bene così perché tanto non ci si può far niente. Popcorn caldi e croccanti serviti per tutta la durata del viaggio.”
Una volta fermatosi completamente, le portiere si aprirono con un lieve cigolio. Nessuno scese, ma salirono molte persone e in poco tempo tutti i sedili furono occupati, tranne uno in fondo al vagone, dove il nonno si accomodò e il nipote, seduto sulle sue ginocchia, si sentiva al sicuro.
Il bambino osservava con attenzione tutto ciò che lo circondava. Nel vagone, alcuni sedili erano girati in avanti ed altri indietro.
“Quali seguivano la direzione giusta?”
Si chiese per un secondo, ma immediatamente con la sua creatività e fantasia, iniziò a trasformare i viaggiatori in pedine su una scacchiera, pronte per un gioco immaginario.
C’era un uomo molto alto e grosso in piedi, all’inizio del vagone, con barba lunga e capelli scuri.
“Ecco un orco!”
Vicino a lui, una donna paffuta e con lineamenti marcati.
“Sicuramente è la signora orca.”
Al centro del vagone, una ragazza bionda con occhi c...
SU UNA PANCHINA IN ATTESA DEL TRENO
Alla Stazione del Paese, sotto una lunga pensilina di legno, rotaie d’acciaio a destra e a sinistra permettevano ai treni di sfrecciare velocissimi. Ma ogni tanto, alcuni si fermavano e ripartivano senza esitazione, dopo aver fatto scendere e salire i passeggeri.
Il nonno aveva promesso più volte al nipote di portarlo a visitare la stazione ferroviaria vicino a casa, ed era proprio lì, in piedi sul marciapiede accanto a lui, che per la prima volta aspettava l’arrivo di un treno. Dopo qualche minuto si sentì un campanello seguito dall’annuncio dell’arrivo.
“Treno numero 75265 in arrivo sul binario 2. Viene da quel posto per andare in quell’altro. Fate attenzione e salite se è il vostro. Aspetta poco perché è in ritardo, tanto per cambiare...”
Dopo poco, la locomotiva si avvicinò rapidamente e, rallentando, arrivò di fronte a loro in un attimo.
Il bambino non aveva mai visto nulla di così impressionante. Aggrappandosi ai pantaloni del nonno, si nascose e urlò:
“Aiuto, aiuto, aiuto!”
Ai suoi occhi il treno appariva come un gigante di ferro, decorato con strani disegni e incredibilmente misterioso. Una macchina viaggiante su rotaie. Un lungo serpente meccanico, veloce come una saetta: impressionante e sconosciuto, ma allo stesso tempo affascinante.
I passeggeri in arrivo scesero dalle porte aperte dei vagoni, e quelli pronti per la partenza salivano subito dopo. Altri andavano avanti e indietro con il loro bagaglio, controllando gli orari sui tabelloni luminosi e montando sul treno che li avrebbe portati dove desideravano.
“Forse non è un mostro come sembra. Gli adulti non hanno paura come me.”
Pensava il bambino, facendosi coraggio e guardando il nonno, che gli sorrideva prendendolo per mano. Rimasero per un po’ alla stazione, seduti sulla panchina a guardare i treni passare, il capostazione che fischiava e la gente che andava e veniva.
Sul tramonto, il nonno comprò due gelati alla fragola e pistacchio dal bar della stazione e, gustandoseli, si incamminarono felici verso casa.
Alcuni giorni dopo era il compleanno del nipote. Il nonno non aveva avuto dubbi sul regalo. Tornarono alla stazione e, una volta procuratisi due biglietti, gli disse:
“Adesso sei abbastanza grande per viaggiare, quindi partiamo per questa tua prima avventura. E vedrai quante ne vivrai quando diventerai grande.”
I biglietti erano piuttosto particolari. Infatti, quando il nonno aveva fatto presente che erano per il primo viaggio del nipotino, l’impiegato allo sportello chiamò il Capo Stazione che, una volta aggiornato sulla situazione, tirò fuori dal taschino due biglietti colorati con scritto sopra:
Destinazione: Stazione Fine Della Corsa
Treno Numero 18674
Validi per Andata e Ritorno
Binario: 2 e 1/2, quasi 3
Validi se c’è il sole, piove, nevica, o tira vento
Popcorn e souvenir ricordo inclusi
“Boh, che strano.”
Pensò il nonno, grattandosi la testa sotto il cappello.
“Ma come tutti sanno bene, del Capo Stazione ci si può fidare.”
Quindi prese per mano il nipotino e si incamminarono verso il Binario 2 e 1/2, quasi 3.
Alcune panchine erano occupate da passeggeri in attesa, ma una era libera e così si sedettero l’uno vicino all’altro. L’emozione vibrava nell’aria come stormi di uccelli migranti verso terre lontane, e l’immaginazione per l’avventura che stava per iniziare cominciò a prendere forma, mentre un venticello leggero sfiorava i loro volti.
Il treno era in arrivo!
Un fischio, uno stridio dei freni mentre la locomotiva rallentava, e poi il ronzio dei motori. L’annuncio vocale confermò l’arrivo e la destinazione esatta:
“Attenzione, attenzione, Treno Numero 18674 in stazione. Partenza imminente per destinazione: Stazione Fine Della Corsa. Tempo incerto durante il viaggio, ma va bene così perché tanto non ci si può far niente. Popcorn caldi e croccanti serviti per tutta la durata del viaggio.”
Una volta fermatosi completamente, le portiere si aprirono con un lieve cigolio. Nessuno scese, ma salirono molte persone e in poco tempo tutti i sedili furono occupati, tranne uno in fondo al vagone, dove il nonno si accomodò e il nipote, seduto sulle sue ginocchia, si sentiva al sicuro.
Il bambino osservava con attenzione tutto ciò che lo circondava. Nel vagone, alcuni sedili erano girati in avanti ed altri indietro.
“Quali seguivano la direzione giusta?”
Si chiese per un secondo, ma immediatamente con la sua creatività e fantasia, iniziò a trasformare i viaggiatori in pedine su una scacchiera, pronte per un gioco immaginario.
C’era un uomo molto alto e grosso in piedi, all’inizio del vagone, con barba lunga e capelli scuri.
“Ecco un orco!”
Vicino a lui, una donna paffuta e con lineamenti marcati.
“Sicuramente è la signora orca.”
Al centro del vagone, una ragazza bionda con occhi c...
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La Fontana delle Novelle e Le pantofole magiche di Natale (Letto In Italiano) | Storie Sotto Le Stelle Podcast | Storie Brevi Per Bambini E Giovani Di Cuore
La Fontana delle Novelle e Le pantofole magiche di Natale
C’era una volta la Fontana delle Novelle, ed era ancora lì, al centro di una piazza che forse, solo forse, qualcuno di voi conosce già. In un paese che non si sa dove né quando, le ore dell’orologio del campanile scandivano i giorni, i mesi e le stagioni.
“Din, don!” I rintocchi sembravano raccontare nuove storie ogni ora.
Era inverno, e un vento gelido soffiava da nord. L’insegna della gelateria “Arcobaleno” tintinnava lieve, e al suo interno, ogni pomeriggio, cioccolata calda fumante aspettava i bambini dopo la scuola. Decisamente troppo freddo per i loro famosissimi e buonissimi gelati volanti.
Ma il vero cuore della piazza era la fontana magica, avvolta da una coltre di ghiaccio. Le sue gocce, sciogliendosi lentamente, si trasformavano in parole scintillanti che srotolavano novelle prodigiose.
Dopo la scuola, una compagnia di bambini arrivò di corsa. Gli zaini volavano dappertutto mentre ridevano e si sfidavano a chi sarebbe stato il primo a indossare i pattini.
“Ti ho battuto!” gridò Marco, scivolando sulla pista ghiacciata.
“Solo perché io ho aiutato Sofia con la sciarpa!” rispose Giacomo.
In pochi minuti, erano tutti sul ghiaccio, facendo piroette e capriole tra risate e qualche caduta che li faceva ridere ancora di più.
Vestiti con cappotti colorati, guanti e cappelli, sembravano un arcobaleno in movimento. Per riscaldarsi, correvano al grande fuoco acceso su un lato della piazza, le guance rosse e i sorrisi larghi.
Ma quel pomeriggio speciale, qualcosa di diverso accadde. Un soffio di vento misterioso fece tremare il ghiaccio della fontana, e una melodia natalizia si diffuse nell’aria.
“Che strano... sentite?” chiese Sofia.
“Viene dalla fontana!” rispose Lucia, indicando un bagliore scintillante.
Le gocce ghiacciate iniziarono a brillare, trasformandosi in una vetrata incantata contornata da decorazioni natalizie. Due Elfi, con cappelli a punta rossi e verdi, apparvero ai lati e dissero:
“Avanti, avanti! Non abbiate paura. Attraversate la vetrata e vi condurremo in un’avventura che non dimenticherete mai!”
I bambini, incuriositi e un po’ emozionati, si presero per mano e attraversarono la vetrata, ritrovandosi su un tappeto volante che si muoveva leggero alla velocità di un soffio di vento.
“Stiamo... volando?” esclamò Maria.
“Proprio così!” rispose un Elfo. “Destinazione: Lapponia, la terra incantata di Babbo Natale!”
In un battito di ciglia, atterrarono su un paesaggio innevato. La neve era soffice come zucchero filato, e tutto intorno si estendeva una foresta magica. Ad attenderli c’era una fila di slitte guidate da renne dai grandi occhi scuri e una simpatica con il naso rosso e brillante.
Ma non erano sole: altri animali uscivano dalla foresta, incuriositi dai nuovi arrivati. Un gruppo di volpi dal pelo argentato si avvicinò timidamente, seguito da scoiattoli con le code folte e bianche come la neve. Dai rami più alti, gufi e civette osservavano la scena, e una famiglia di lepri saltellava felice intorno alle slitte. Persino un branco di alci maestosi si fece avanti, annuendo lentamente.
“Benvenuti, amici!” dissero gli animali in coro. “Seguiteci, vi accompagneremo al villaggio di Babbo Natale!”
Le slitte partirono in fila, zigzagando tra gli alberi decorati naturalmente con cristalli di ghiaccio. Ogni tanto i bambini si chinavano a salutare gli animali della foresta, che sembravano voler raccontare loro segreti del mondo magico.
Le renne avevano parcheggiato le slitte in una piazzetta. Tutto intorno un villaggio fantastico senza tempo, fatto di casette di legno con tetti innevati, illuminate da luci colorate che brillavano come stelle. Gli Elfi, con i loro cappelli a punta rossi e verdi, ridevano e scherzavano nell’aria gelida dell’inverno, mentre continuavano instancabili il loro lavoro: costruire i giocattoli richiesti nelle letterine indirizzate a Babbo Natale.
Nel villaggio c’erano cassette della posta per le letterine in arrivo: alcune strapiene, altre con biglietti ancora da leggere. Gli Elfi e gli abitanti del villaggio lavoravano tutti insieme per smistare le richieste e consegnarle a Babbo Natale. Era un via vai festoso, pieno di canti e risate.
Al centro della piazza si ergeva un enorme abete decorato con stelle di ghiaccio che brillavano come diamanti sotto la luce del cielo notturno. Ma la vera sorpresa erano le pantofole azzurre appese ai rami, fatte di filo di stelle e legate con nastri rossi. Ognuna portava un campanellino magico che suonava “Din, din, din” al minimo movimento.
“Guardate!” esclamò Giulia. “Ci sono dei nomi su ogni pantofola!”
Gli Elfi iniziarono a distribuirle, ma nel caos della consegna i nomi si mescolarono.
“Queste sono le mie!” gridò Stefano.
“No, sono le mie!” ribatté Francesca, ridendo.
Alla fine, le panto...
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On A Bench Waiting For The Train | A Story Under the Stars (Read In English) | Stories Sotto Le Stelle Podcast | Short Stories For Children And The Young At Heart
On a Bench, Waiting for the Train
At the village station, under a long wooden canopy, steel tracks ran on both sides, allowing trains to speed past in a blur. But every now and then, some would stop, only for a moment, before continuing their journey after passengers had disembarked and boarded.
Grandfather had promised many times to take his grandson to visit the train station near their home, and now they were finally there. Standing on the platform, the boy waited with eager anticipation—his first time seeing a train arrive.
After a few minutes, a bell rang, followed by an announcement:
"Train number 75265 arriving on Track 2. Coming from here, going there. Please pay attention and board if it’s yours. It won’t wait long—it’s running late, as usual..."
Soon, the locomotive appeared in the distance, approaching rapidly before slowing to a stop in front of them.
The boy had never seen anything so overwhelming. Gripping his grandfather’s trousers, he shrank back and cried out:
"Help, help, help!"
To his eyes, the train was a towering iron giant, covered in strange designs, exuding mystery. A moving machine on rails. A long, mechanical serpent, fast as lightning—imposing, unfamiliar, and yet... fascinating.
Passengers stepped out of the open carriage doors, while others hurried aboard. Some people rushed back and forth, luggage in hand, checking schedules on glowing boards before boarding their trains to destinations unknown.
"Maybe it’s not a monster after all. The grown-ups aren’t scared like I am."
The boy tried to be brave, glancing up at his grandfather, who smiled and took his hand. They lingered at the station for a while, sitting on a bench, watching trains come and go, the stationmaster blowing his whistle, the endless movement of travelers.
As the sun dipped below the horizon, Grandfather bought two ice creams—strawberry and pistachio—from the station café. Enjoying their sweet treats, they strolled home, hearts light with happiness.
A few days later, it was the boy’s birthday. Grandfather never had any doubt about what to give him. They returned to the station, and after purchasing two tickets, he said:
"Now you’re old enough to travel. So today, we set off on your first adventure. And just wait—when you grow up, you’ll have so many more!"
But these were no ordinary tickets.
When the station clerk heard it was the boy’s first train journey, he called over the Stationmaster. With a knowing smile, the Stationmaster reached into his pocket and handed them two colorful tickets that read:
Destination: End of the Line Station
Train Number: 18674
Valid for: Round Trip
Platform: 2 and 1/2, almost 3
Valid in: Sun, rain, snow, or wind
Includes: Popcorn and souvenir
"Huh, how odd," Grandfather thought, scratching his head beneath his hat.
"But everyone knows you can always trust the Stationmaster."
And so, hand in hand, they made their way to Platform 2 and 1/2, almost 3.
A few benches were occupied by waiting passengers, but one was free. They sat side by side. Excitement buzzed in the air like migrating birds, their imaginations already soaring as a soft breeze brushed their faces.
The train was arriving!
A whistle. The screech of brakes. The hum of engines. The overhead speakers announced:
"Attention, attention! Train Number 18674 is now at the station. Departure imminent for the End of the Line Station. The weather is uncertain, but that’s fine—nothing to be done about it anyway. Fresh, crunchy popcorn will be served throughout the journey."
The train slowed to a full stop, and with a gentle creak, its doors swung open. No one got off, but many climbed aboard, quickly filling the seats—except for one at the back of the carriage.
Grandfather settled into it, placing his grandson on his lap. The boy felt safe there.
With wide eyes, he took in the strange world around him. Some seats faced forward, others backward.
"Which ones were pointing the right way?"
He wondered for a moment, then, with a spark of imagination, transformed the passengers into pieces on a grand chessboard, ready for a fantastic game.
A tall, broad-shouldered man with a long beard stood at the front.
"Aha! An ogre!"
Beside him, a plump woman with strong features.
"Definitely the ogress!"
At the center, a blonde girl with blue eyes, absorbed in her phone.
"A princess!"
A heavily tattooed man with multiple earrings and a face full of stories.
"An explorer!"
Further back, a young woman in a wide-brimmed straw hat, wearing flowing clothes and bracelets that jingled softly.
"A traveler!"
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