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Conversazioni sulla Viticoltura Italiana con Giovanni Bigot - Il cotico erboso spontaneo come indicatore delle caratteristiche del suolo

Il cotico erboso spontaneo come indicatore delle caratteristiche del suolo

06/15/22 • 77 min

Conversazioni sulla Viticoltura Italiana con Giovanni Bigot

Quando si parla di erbe spontanee viene alla mente il ruolo alimentare che i vegetali hanno avuto nell’evoluzione dell’uomo, dapprima raccoglitore e poi agricoltore, permettendogli, nei secoli passati, il sostentamento e la sopravvivenza. Tuttavia, la raccolta e il consumo di erbe commestibili, definite tecnicamente piante alimurgiche, sono stati progressivamente abbandonati a causa di diversi fattori: il benessere economico, il non dedicare tempo ed attenzione alla raccolta di queste erbe, l’aver perso la capacità di riconoscere le piante buone ... e il timore di raccogliere erbe “avvelenate” dai numerosi interventi fitosanitari effettuati sulle colture agrarie e, in particolare, sulla vite. Tutte le erbe spontanee presenti nel cotico erboso hanno però un ruolo importante come indicatrici delle caratteristiche e delle proprietà del suolo che le ospita. Ne abbiamo parlato in questa conversazione con il dott. Luciano Loschi, presidente dell’Accademia Italiana Piante Spontanee ed esperto Botanico e Micologo.

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Quando si parla di erbe spontanee viene alla mente il ruolo alimentare che i vegetali hanno avuto nell’evoluzione dell’uomo, dapprima raccoglitore e poi agricoltore, permettendogli, nei secoli passati, il sostentamento e la sopravvivenza. Tuttavia, la raccolta e il consumo di erbe commestibili, definite tecnicamente piante alimurgiche, sono stati progressivamente abbandonati a causa di diversi fattori: il benessere economico, il non dedicare tempo ed attenzione alla raccolta di queste erbe, l’aver perso la capacità di riconoscere le piante buone ... e il timore di raccogliere erbe “avvelenate” dai numerosi interventi fitosanitari effettuati sulle colture agrarie e, in particolare, sulla vite. Tutte le erbe spontanee presenti nel cotico erboso hanno però un ruolo importante come indicatrici delle caratteristiche e delle proprietà del suolo che le ospita. Ne abbiamo parlato in questa conversazione con il dott. Luciano Loschi, presidente dell’Accademia Italiana Piante Spontanee ed esperto Botanico e Micologo.

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Dopo più di 40 anni la Flavescenza dorata fa ancora paura

È una grave ampelopatia causata da fitoplasmi, caratterizzata da rapida diffusione e ingenti perdite economiche. Scaphoideus titanus e flavescenza dorata (FD): Negli ultimi anni le manifestazioni epidemiche causate da FD, hanno assunto dimensioni sempre maggiori e preoccupanti, interessando molte aree viticole dell’Italia (nel Nord in particolare). Che cosa sappiamo di certo per combattere/contrastare questa ampelopatia? In quale direzione si sta muovendo la ricerca scientifica? Quali notizie sull’individuazione di geni di resistenza?

Di questi aspetti ne ho parlato con la dott.ssa Elisa Angelini, ricercatrice del CREA Viticoltura ed Enologia di Conegliano (Treviso), nella diretta di mercoledì 08 giugno, con abbiamo affrontato alcune tematiche:

Quali sono le cause di questa recrudescenza della FD?

Gli insetticidi oggi utilizzabili sono meno efficaci degli esteri fosforici (ora vietati)?

Tutto ciò è, almeno in parte, dovuto al minore impegno dei viticoltori nel contrasto alla malattia?

Quali esperienze avete maturato utilizzando la capitozzatura?

Il recovery su alcuni vitigni funziona?

Scaphoideus titanus è molto efficiente nella trasmissione di FD, qual è il ruolo di altri vettori?

È importante l’uso di misure di controllo del vettore e delle viti infette (è fondamentale, nella attuale fase fenologica, eliminare tutte le piante che presentano vegetazione sintomatica in vigneto), in quanto l’insetto che ha assunto il fitoplasma può trasmettere la malattia?

La gestione collettiva è ideale e funziona bene se interessa vasti areali (in sostanza tutti i viticoltori devono effettuare la lotta insetticida al vettore), qual è la tua esperienza in proposito?

Vigneti abbandonati, viti inselvatichite quale ruolo hanno? Conservano il fitoplasma e permettono a Scaphoideus titanus di acquisire il fitoplasma della FD?

Buon ascolto,

Giovanni Bigot

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Stress idrico e termico: rischio di veder compromessa la qualità delle uve

La situazione meteorologica continua ad essere seriamente allarmante. Siamo di fronte, infatti, a forte stress termico e stress idrico, accompagnato dalla difficoltà di apportare i giusti quantitativi di acqua con l’irrigazione. In questa conversazione vitivinicola Giovanni Bigot ospita Aaron Fait, Professore di biochimica vegetale alla Ben Gurion University del Neghev (Israele), dell'Istituto Blaustein per gli studi sul deserto con cui ha parlato di:

differenti risposte tra i vitigni isoidrici e quelli anisoidrici

risposta della vite allo stress idrico/termico

il ruolo del vitigno europeo e del portinnesto nel manifestare i sintomi di stress (idrico e termico)

esistono ricerche sulla possibile riduzione della chioma per adattare la vite allo stress?

età delle viti e loro capacità di adattamento ai vari tipi di stress, quali evidenze rilevate?

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