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The Submarine

Il mondo visto da lontano: conversazione sulle notizie piú importanti della settimana, dalla redazione di the Submarine.
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Top 10 TRAPPIST Episodes

Goodpods has curated a list of the 10 best TRAPPIST episodes, ranked by the number of listens and likes each episode have garnered from our listeners. If you are listening to TRAPPIST for the first time, there's no better place to start than with one of these standout episodes. If you are a fan of the show, vote for your favorite TRAPPIST episode by adding your comments to the episode page.

Dalle navi quarantena al Cpr di via Corelli, dagli accordi con la Tunisia al Patto sulla migrazione e l’asilo, è stato un anno durissimo — e, in Italia, il decreto immigrazione non chiude con il passato ingombrante e razzista dei partiti della coalizione di governo
Era l’8 aprile quando, di fronte alla prima ondata di contagio, i ministri De Micheli, Lamorgese, Di Maio e Speranza — del governo Conte II, quello della “discontinuità” — firmavano per chiudere i porti dell’Italia, a loro detta non più un “porto sicuro” a causa del Covid. Chiudiamo quest’anno di TRAPPIST ripercorrendo le politiche migratorie del governo italiano durante un anno in cui grazie alla pandemia sono state giustificate ulteriori restrizioni dei diritti umani, contro le quali è stato spesso molto difficile protestare.
Dall’istituzione delle navi quarantena alla riapertura del CPR di via Corelli a Milano: il governo ha raccontato il nuovo decreto immigrazione come un importante passo avanti contro le leggi firmate da Salvini — ma per ogni cambiamento positivo, Pd e M5S hanno ereditato volentieri diverse misure retrograde. L’anno finisce con ancora molto da chiarire sul nuovo accordo con la Tunisia, e con nessuno sviluppo sui lager in Libia — dove teoricamente esattamente tra un anno ci dovrebbero essere nuove elezioni per un governo che unisca il paese.
Anche guardando lo scenario europeo nel suo insieme è stato un anno complesso. Dopo l’incendio catastrofico del campo profughi di Moria, sull’isola di Lesbo, il Patto sulla migrazione e l’asilo ha cercato di ridefinire il concetto di “solidarietà” — visto come solidarietà tra stati europei nel gestire il “fardello” dei migranti, e non verso chi migra rischiando la vita. Un mese fa, il Piano d’azione per l’integrazione e l’inclusione ha promesso di fare passi avanti importanti: ma non essendo vincolante difficilmente marcherà un vero cambio di direzione rispetto alle politiche sempre più repressive degli stati del continente.
Show notes
Navi e bus, la "quarantena" dei migranti - Redattore Sociale
«Navi quarantena», i minori che hanno perso la vita sono due | il manifesto
Italia-Tunisia e quell’accordo fantasma - Nigrizia
Che cambia con il nuovo decreto immigrazione - Annalisa Camilli - Internazionale
I migranti in Libia li lasciamo morire in mare o marcire nei lager | Globalist
Perché ora i migranti vanno verso le Canarie - Il Post
Un anno di Commissione Von der Leyen: il punto sulle politiche per le migrazioni ⁄ Open Migration
Il Cpr di via Corelli dev’essere chiuso al più presto
L'Europa delle deportazioni sponsorizzate
Nel braccio di ferro tra il governo e Musumeci a nessuno interessa dei diritti dei migranti
Chi parte dalla Tunisia lo fa perché non ha altra scelta
La guardia costiera libica ha ucciso tre persone, ma al governo italiano non importa
Lo sciopero è l’ultima arma rimasta ai braccianti delle campagne
Nessun diritto per i migranti sulla rotta balcanica durante la pandemia
Non c’è bisogno di pagare riscatti: le armi esportate dall’Italia finiscono già in mano ai terroristi
Nel Mediterraneo centrale non ci sono più navi di soccorso
Più di 600 persone a marzo sono state respinte in Libia
Nel Mediterraneo centrale non ci sono più navi di soccorso
La Grecia deporta i migranti verso la Turchia?
Serve ancora a qualcosa la Giornata mondiale del rifugiato?
In questa puntata sono con voi: Stefano Colombo @stefthesub e Alessandro Massone @amassone. Per non perderti nemmeno un episodio di TRAPPIST, abbonati su Spotify e Apple Podcasts.
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Domenica è letteralmente l’ultimo giorno per siglare un accordo post–Brexit prima della fine dell’anno. Ma il governo Johnson vuole davvero un accordo? E soprattutto, in caso di emergenza, si potrebbe estendere il periodo di transizione all’ultimo minuto?
Giovedì sera Boris Johnson e Ursula von der Leyen si sono di nuovo sentiti al telefono per discutere dei negoziati sull’accordo post–Brexit. Al termine della conversazione von der Leyen ha pubblicato un breve comunicato, in cui dice che i due leader hanno fatto “progressi sostanziali” su molti fronti, ma che rimangono ancora molte divergenze da coprire — in particolare riguardo alla questione della pesca. Johnson ha descritto la situazione in un modo diverso, scrivendo su Twitter che “la posizione dell’Unione europea deve cambiare sostanzialmente.”
Nel comunicato di Downing Street si legge che restano aperte ancora questioni anche riguardo il “level playing field,” ovvero l’obbligo per il Regno Unito di non abbassare i propri standard per fare slealmente concorrenza all’Unione europea. Si tratta di una vera e propria corsa contro il tempo: il Parlamento europeo ha avanzato ieri quasi un ultimatum ai negoziatori, ricordando che l’ultima data per avere il tempo di ratificare l’accordo è questa domenica. In caso contrario, in meno di due settimane il Regno Unito dovrà affrontare un’uscita no deal potenzialmente caotica e certamente di grave impatto economico.
Ma come si è arrivati a questo punto? Siglare un trattato post–Brexit in un anno era già considerato da molti un’impresa quasi impossibile, e con la pandemia sarebbe stato solo ragionevole da parte del Regno Unito chiedere un’estensione del periodo di transizione oltre il 31 dicembre 2020. Ma anche questa estensione aveva una scadenza — quella del primo luglio. E all’epoca, il governo Johnson ha deciso che non gli sarebbe servito altro tempo. Oggi, di fronte ai segnali vagamente positivi delle scorse settimane, però, una estensione — anche solo di qualche settimana — sembra una soluzione necessaria seppur creativa.
Tutto questo ammesso e non concesso che ad un accordo ci si possa arrivare. Fin dal 2019 è stato difficile interpretare il comportamento del governo Johnson, spesso così oltranzista da lasciare il dubbio che mirasse a uno scontro frontale e a una pericolosissima uscita no deal. In modo molto simbolico sembra che l’ultimo punto rimasto in sospeso sia proprio quello della pesca, già al centro della questione nazionalistica fin dall’inizio, quando era uno dei capisaldi della retorica brexista, con tanto di manifestazione in barca lungo il Tamigi capitanata da Nigel Farage. Sì, non ce ne siamo dimenticati.
Show notes
Prime Minister’s call with European Commission President Ursula von der Leyen: 17 December 2020 - GOV.UK
Brexit talks: 'Moment of truth' says Barnier as only a 'few hours left' to strike a deal
Brexit: Boris Johnson says talks in 'serious situation' after call with EU chief | Politics | The Guardian
Brexit talks: 'Narrow path' exists to a deal with UK, von der Leyen tells MEPs
Fishing: Why is fishing important in Brexit trade talks? - BBC News
The Economist explains - Why fishing might scupper a Brexit deal | The Economist explains | The Economist
In cod we trust: How fish became such a Brexit problem
Can the post-Brexit transition period be extended — and if not, why not?
UK formally rejects Brexit transition period extension
In questa puntata sono con voi: Stefano Colombo @stefthesube Alessandro Massone @amassone. Per non perderti nemmeno un episodio di TRAPPIST, abbonati su Spotify e Apple Podcasts.
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TRAPPIST - 004: Il fantasma del socialismo futuro
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02/21/19 • 55 min

In questa puntata parliamo di un pericoloso spettro che si aggira non solo per l’Europa, ma addirittura per il mondo: il socialismo, che sta tentando sempre più partiti di centrosinistra in tutto il globo. L’altro ieri, Bernie Sanders ha ufficializzato la sua candidatura alle primarie del Partito democratico americano, che decideranno il candidato presidente. È una buona notizia? Ha speranze di vincere — sia le elezioni interne che quelle nazionali?
Il vento di socialismo sta causando una ovvia paranoia non tanto nelle destre di tutto il mondo, quanto nelle correnti “liberiste” dei vari partiti di centro-sinistra, che vedono scricchiolare il loro predominio decennale. Questo è particolarmente evidente nel Partito laburista inglese, che l’altro ieri ha visto la più grande scissione interna degli ultimi quarant’anni. Chi sono gli scissionisti? E perché tra loro c’è una che definisce il colore della pelle asiatico “strambo?”
Tornando a casa, non si può non parlare della situazione catatonica del nostro paese, dove qualsiasi ritorno alla più blanda proposta progressista viene accolto con scetticismo o lieve disagio. Ma scegliamo di essere ottimisti, finché c’è vita c’è Speranza.
Leggi le note dell’episodio su: https://thesubmarine.it/2019/02/21/trappist004/
* * *
In questa puntata sono con voi:
Sebastian Bendinelli @Sebendinelli
Stefano Colombo @SteftheSub
Alessandro Massone @Amassone
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Il governo ha provato a raccontare un paese diverso dalla realtà, dove inflazione, recessione e disuguaglianze non sono un problema. Non è detto che le opposizioni riusciranno a sfruttare le crepe, però
Bentornati su TRAPPIST: il governo si deve riunire per iniziare a discutere seriamente della prossima manovra, e lo schema è stato già anticipato dal ministro dell’Economia Giorgetti a Cernobbio: programmare una manovra molto contenuta per quanto riguarda la spesa pubblica e dare la colpa alle spese sostenute per il superbonus — ieri Foti di FdI sosteneva che ci fosse una truffa “certificata” da 12 miliardi, una cifra nonostante le varie gravi problematicità del superbonus è ampiamente esagerata. Ma si può trarre un bilancio del superbonus? Non è facile: è stato effettivamente un costoso regalo ai ricchi, ma come fa notare il manifesto è stata anche una misura espansiva: “È certo che la spesa per il superbonus è andata molto oltre il previsto ma è altrettanto certo che senza quella misura non ci sarebbero state la crescita eccezionale del 2022 e l’impennata dell’occupazione, fiore all’occhiello del governo Meloni. [..] Quanto al rischio paventato dal ministro che i conti del Superbonus ricadano sul patto di stabilità dei prossimi 3 anni la situazione, in base alle nuove regole Eurostat, è in realtà molto incerta.”
Eurostat deve ancora pronunciarsi sul trattamento da riservare al superbonus: se sarà possibile spalmare gli oneri economici ad esso legati su un periodo di tempo più lungo, ovvero man mano che vengono utilizzati dal contribuente, il governo avrà più spazio di manovra, mentre se saranno tutti da pagare subito la situazione delle finanze sarà più problematica. Il costo del superbonus, secondo i calcoli del ministero dell’Economia, aumenta di 3,5 miliardi ogni mese. Non è chiaro quando l’ufficio di Bruxelles si pronuncerà in materia — si attendeva una decisione già nei giorni scorsi. Il problema sarebbe inoltre meno grave se l’economia crescesse come Meloni e soci si aspettavano o millantavano — ma le recenti statistiche cupe sull’andamento del Pil e dei consumi, inferiori alle attese, rende proporzionalmente più alto anche il debito pubblico. I sindacati annunciano già battaglia contro una manovra che si annuncia dunque “lacrime e sangue” — in particolare la direzione della Cgil sta lanciando una consultazione tra gli iscritti con l’obiettivo di arrivare a uno sciopero generale il prossimo autunno.
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TRAPPIST - 123: Spazio: ultima frontiera del privato
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06/18/21 • 69 min

Mentre sulla Terra si parla di Guerra fredda è partita una nuova corsa spaziale, in cui però competono anche grandi aziende che vogliono mandare i ricchi in vacanza nello spazio
Bello lo spazio, vero? Peccato che sia a sua volta al centro della rivalità tra gli Stati Uniti e la Cina. L’11 giugno il rover cinese Zhurong ha iniziato a scattare foto dalla superficie di Marte, e ci sono molte immagini bellissime di panorami marziani desolati. La nostra preferita però è questa, che in un blog post la CNSA definisce una “foto di gruppo,” scattata “con l’autoscatto” dal rover Zhurong, a fianco alla propria piattaforma di atterraggio.
Gli Stati Uniti sono preoccupati dall’attività spaziale cinese. La collaborazione non terrestre tra i due paesi è congelata dal 2011 per volontà del Congresso statunitense, che con l’emendamento Wolf ha deciso di proibire la collaborazione tra la Nasa e Pechino per timori di ingerenze militari e segreti industriali. La Cina è di fatto bandita dalla Stazione spaziale internazionale — unico paese al mondo: un embargo che autorevoli professori di astronomia hanno definito “non etico.”
Ecco perché la Cina, il 17 giugno ha lanciato il razzo Shenzhou-12, che porterà tre astronauti a bordo della sua stazione spaziale Tiangong. Sul Global Times potete vedere il video del lancio. La missione, la prima con esseri umani a bordo da cinque anni per la Cina, è diventata necessaria con l’aumentare delle ambizioni spaziali del paese, che resta escluso dalla Stazione spaziale internazionale dal veto degli Stati Uniti. I tre astronauti effettivamente continueranno i lavori di costruzione della stazione mentre sono in orbita. Nei prossimi mesi sono previsti altri 11 lanci per completarla in ogni sua parte. Si chiamerà Tiangong, o Palazzo celeste.
Negli Stati Uniti invece impazza l’esplorazione spaziale privata, anzi, il turismo spaziale privato: in un’operazione perfettamente egomaniaca, il primo uomo mandato in orbita su un razzo Blue Origin, l’azienda spaziale di Jeff Bezos, sarà Jeff Bezos stesso, che ha annunciato che si porterà dietro il fratello. La vita sentimentale dell’uomo più ricco del mondo è comprensibilmente arida, ipotizziamo. Il volo avverrà il 20 luglio, speriamo che i passeggeri avranno di che chiacchierare.
L’altro grande personaggio coinvolto nell’esplorazione spaziale è Elon Musk, che con la sua SpaceX sta ormai diventando sempre più importante anche per l’attività spaziale pubblica statunitense, che gli sta appaltando numerose missioni. Ma l’attività di turismo spaziale, che interessa molto anche a Musk, potrebbe avere effetti disastrosi sull’ambiente — oltre ad essere eticamente discutibile.
Show notes
China’s Ambitious Plans in Space: The Moon, Mars and Beyond - The New York Times
'Divine vessel' launched successfully; three astronauts aboard to reach China's space station core module - Global Times
China wants to build a sustainable human presence on Mars. Here's how
Far side of the moon: China's Chang'e 4 probe makes historic touchdown | The moon | The Guardian
China’s space station launch – in pictures | Science | The Guardian
Bad Idea: The Wolf Amendment (Limiting Collaboration with China in Space) | Defense360
Congress Bans Scientific Collaboration with China, Cites High Espionage Risks
SpaceX ignored last-minute warnings from the FAA before December Starship launch - The Verge
Neil Armstrong, Gene Cernan: SpaceX Destroying America from Within – Reason.com
Extra
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Ieri decine di braccianti hanno protestato a Saluzzo per il diritto alla casa: dalle pianure del Sud a quelle del ricco Nord, la situazione dei lavoratori migranti stagionali è sempre la stessa. Ma a livello nazionale qualcuno fa qualcosa? Ne parliamo nell’ultima puntata di Trappist
Il caporalato non è un problema che riguarda solo il Sud del paese. La situazione nella pianura piemontese, uno dei più produttivi distretti agricoli italiani, è da tempo insostenibile e resa ancora più difficile dal coronavirus. Ieri ci sono state tensioni tra polizia e manifestanti, che chiedevano di poter accedere alle strutture di sostegno abitativo del PAS di Saluzzo.
Qualcuno si sta muovendo per porre fine alla violenza sistemica che contraddistingue l’intera filiera alimentare italiana? Oltre alle lotte organizzate da diverse realtà di attivisti e associazioni di braccianti, da nord a sud, a livello nazionale chi è riuscito ad ottenere una notevole visibilità per la causa degli “invisibili” è Aboubakar Soumahoro. Il sindacalista USB, dopo otto ore di protesta di fronte a Villa Pamphilj, durante gli Stati generali, ha ottenuto un colloquio con il premier Conte, che ha promesso di lavorare alla proposta di Soumahoro di introdurre una “patente del cibo” con cui riconoscere gli alimenti prodotti in modo etico.
Soumahoro ha anche chiesto di abolire i decreti sicurezza — ma su questo la risposta del governo è stata più timida. Ieri c’è stato un primo vertice di maggioranza per discutere delle proposte di modifica avanzate dalla ministra Lamorgese — se ne parla almeno dallo scorso febbraio — ma si è concluso con l’ennesimo nulla di fatto, a causa dell’opposizione del Movimento 5 Stelle, complice dell’approvazione delle stesse leggi liberticide e razziste che ora dovrebbe modificare o abrogare.
Dopo l’ennesima tragica morte di un bracciante nel ghetto di Borgo Mezzanone, la scorsa settimana, affrontare il binomio di razzismo e sfruttamento in Italia è una priorità sempre più impellente.
Leggi le note dell’episodio complete su: https://thesubmarine.it/2020/06/19/trappist-072/
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A un mese dal voto, tutti i politici più in vista del paese — tranne Conte — sì sono trovati al meeting di CL a Rimini, con la campagna elettorale ancorata ai temi della destra, nonostante gravi episodi come la condivisione del video di uno stupro sui canali social di Meloni
Nel contesto del Meeting di Rimini organizzato da Cl si è tenuto il primo confronto tra leader politici della campagna elettorale: erano presenti i “frontrunner” Letta e Meloni, insieme a Salvini, Lupi, e Tajani — e c’erano anche Ettore Rosato e Luigi Di Maio. Il grande assente era l’ex presidente del Consiglio Conte, che ha cercato di capitalizzare consenso grazie al mancato invito. Il pubblico ha accolto con particolare calore Giorgia Meloni. Si è parlato della necessità di un tetto al prezzo del gas, su cui in realtà concordano più o meno tutti i partiti, anche se con formule diverse. Si è parlato anche di scuola, e in un momento particolarmente infelice anche per gli standard di Cl, il pubblico è intervenuto con un coro di “no” quando Enrico Letta ha presentato la propria proposta di estendere l’obbligo scolastico.
La Procura di Piacenza ha deciso di sequestrare il video dello stupro che nei giorni scorsi è stato pubblicato da diversi siti internet per poi essere ripreso da Giorgia Meloni sui propri canali social. Il decreto di sequestro riguarda Libero, Stopcensura, Rassegna Italia e Voxnews, ma i profili della leader di Fratelli d’Italia sono inclusi nel fascicolo per diffusione illecita del video. La donna che ha subito la violenza ha dichiarato: “Sono disperata, sono stata riconosciuta per colpa di quelle immagini.” Secondo Giorgia Meloni, però, la vera vittima è Giorgia Meloni: “È partita un’indagine ma temo solo a danno della sottoscritta, come se io fossi stata la fonte della notizia.” Meloni ha anche precisato: “Non ho ragione di scusarmi, se non per avere espresso solidarietà.”
Si è finalmente conclusa la saga delle liste dei partiti, che ha portato, in particolare nel Partito democratico e in Forza Italia, a veri e propri scontri interni. Come era prevedibile, la riduzione del numero dei parlamentari non si è tradotta nel fantomatico “miglioramento qualitativo” dei candidati, ma al contrario ha chiuso ancora di più i partiti nella nomenklatura e nei potentati: i partiti hanno preferito mettere in sicurezza, anche a costo di paracadutaggi spericolati, i volti più noti e — soprattutto — fedeli. Il risultato non è solo una drastica riduzione della presenza della “società civile” nelle liste, ma anche l’apertura dello scontro tra i partiti nazionali e i loro amministratori locali.
L’ultimo evento eclatante di questa fase affaticata della campagna elettorale è stato il caso di Federico Pizzarotti, che ha annunciato che non sarà candidato alle prossime elezioni politiche nel listone di Azione e Italia Viva. Pizzarotti e la sua “lista civica nazionale” avevano sperato di potersi ritagliare un angolino nel Terzo polo, ma l’ex sindaco accusa Calenda e Renzi di aver preferito seguire scelte “conservative,” per “salvare l’attuale dirigenza” dei due partiti.
La lista di Azione e Italia Viva ha un problema con alcuni candidati scelti un po’ troppo frettolosamente: ieri ne sono emersi due, Stefania Modestino D’Angelo e di Guido Garau, entrambi autori di post in cui commentano economia e politica estera con posizioni decisamente poco allineate al Terzo polo. Massimiliano Coccia, che ha scoperto il caso, descrive Modestino come “complottista” e “filo–putiniana.” Garau, invece, se la prendeva contro “l’ordoliberismo,” e il “pensiero unico,” commentando il discorso d’insediamento di Mario Draghi.
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La nuova causa avanzata da 37 procuratori generali statunitensi contro Google dimostra che le autorità statunitensi vogliono andare fino in fondo nel regolamentare Big Tech
Questa settimana 36 stati, e Washington D.C., hanno intentato una nuova causa contro Google, accusandolo di abusare del proprio potere e di controllare la distribuzione del software su Android come un monopolio — attraverso il Play Store, che ha il 90% del mercato. Le accuse dei procuratori generali sono molto forti — dicono che Android è open source “per modo di dire” — e hanno anche una pistola fumante: le pressioni di Google contro Samsung, che opera, con molto poco successo, un altro app store per Android, il Galaxy Store.
Si tratta del quarto caso di anti–trust presentato contro Google negli ultimi mesi, ma questo è particolarmente rilevante anche per un’altra azienda, Apple, e in senso lato per tutta l’industria. Come ha fatto notare Google stessa nel comunicato in cui commenta la causa, infatti, Android permette già di installare app store di terze parti e di installare app direttamente dal web — le due richieste che vengono rivolte più spesso nei confronti di Apple, che invece ha un vero e proprio monopolio tecnico della distribuzione del software per iPhone e iPad.
La causa insomma dimostra che c’è intento politico — e ci potrebbero essere prima ancora gli estremi legali — per un intervento profondo e radicale sul funzionamento delle grandi piattaforme, che non potranno più essere dominio incontrastato di singole aziende, che effettivamente dettano le leggi di un mercato di dimensioni enormi.
Show notes
Google Faces Antitrust Lawsuit Over App Store Fees - The New York Times
A lawsuit that ignores choice on Android and Google Play
Google saw Samsung app store and Fortnite as ‘virus to be eliminated’ claim 36 attorneys general in huge lawsuit | The Independent
Google sued by DOJ in antitrust case over search dominance
Google to stop treating EU antitrust remedy as a “promotional opportunity” | Ars Technica
Objections sent to Apple on App Store rules
Texas antitrust lawsuit against Google alleges agreement with Facebook
Google faces a third government antitrust lawsuit
Roblox rebrands as 'experience' creation platform amid Epic Games v. Apple trial | AppleInsider
Epic Games vs. Apple trial veers into Internet memes with Tinder, naked ‘banana man’ talk - The Washington Post
Epic v. Apple keeps coming back to the gap between ignorance and inconvenience - The Verge
Epic vs. Apple Shows the Courts Were Not Prepared for the Games Industry's Obsessive Secrecy - IGN
In questa puntata sono con voi Alessandro Massone e Giuseppe Tripodi. Per non perderti nemmeno un episodio di TRAPPIST, abbonati su Spotify e Apple Podcasts.
in copertina, elaborazione da foto cc mac morrison
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Oggi è quasi impossibile pensare di creare qualcosa di radicale appoggiandosi a contenitori già esistenti. Il rischio, però, è creare qualcosa di politicamente già vuoto.
Bentornat* a TRAPPIST, l’unico podcast al limone
Il 14 novembre quasi quindicimila persone si sono organizzate, tramite un evento Facebook, per riunirsi in Piazza Maggiore a Bologna e manifestare contro Salvini che quella stessa sera era presente a un evento della Lega per promuovere la candidata Lucia Borgonzoni.
Quella piazza, che sta avendo risonanza a livello nazionale e ne sta producendo diverse altre, arriva in piena campagna elettorale per le elezioni regionali che si svolgeranno in Emilia-Romagna il 26 gennaio 2020. La campagna vede scontrarsi il presidente Bonaccini (PD), e la sua avversaria leghista.
Di fronte a una regione storicamente schierata a sinistra, ma sempre più erosa dalla destra leghista in provincia, un movimento dichiaratamente apartitico come quello delle sardine cosa può sollevare, e in che modo potrebbe influenzare il risultato delle elezioni?
Inoltre, a cosa serve un movimento apartitico? In ottica anche nazionale — dato che le sardine stanno uscendo dall’Emilia–Romagna — confrontiamo il nascituro movimento con esperienze più politicizzate, chiedendoci se sia possibile riempirne il contenitore ancora vuoto.
Leggi le note dell’episodio complete su: https://thesubmarine.it/2019/11/21/trappist-042/
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I referendum su cannabis ed eutanasia sono stati dichiarati inammissibili dalla Corte Costituzionale: una mossa molto conservatrice, ma che deve aprire un dibattito sulla formulazione dei quesiti respinti — e in generale sull'efficacia dei referendum per come sono concepiti oggi.
La Corte costituzionale ha dichiarato inammissibile il referendum sull’eutanasia legale. La sentenza completa sarà pubblicata nei prossimi giorni, ma intanto l’ufficio stampa della Consulta ha diffuso un comunicato stampa in cui vengono riassunte le motivazioni: secondo la Corte, con l’abrogazione “ancorché parziale” della norma sull’omicidio del consenziente “non sarebbe preservata la tutela minima costituzionalmente necessaria della vita umana, in generale, e con particolare riferimento alle persone deboli e vulnerabili.” Marco Cappato, tra i principali promotori, ha parlato di “una brutta notizia per coloro che subiscono e dovranno subire ancora più a lungo sofferenze insopportabili contro la loro volontà,” aggiungendo che saranno percorse altre strade come “disobbedienza civile e ricorsi.”
Il referendum aveva raccolto 1,2 milioni di firme — più del doppio del necessario — e proponeva di abrogare una parte dell’articolo 579 del codice penale, che punisce l’omicidio di una persona consenziente: un modo per rendere legale di fatto l’eutanasia attraverso lo strumento limitato del referendum, che nel nostro ordinamento può essere solo abrogativo. La proposta di abolire una parte delle norme sull’omicidio, in assenza di una cornice legale coerente sull’eutanasia, aveva fatto sollevare alcune critiche, non soltanto da parte del conservatorismo cattolico. Luigi Testa, ricercatore di diritto pubblico all’Università dell’Insubria, aveva scritto a luglio sul proprio blog sul Fatto Quotidiano che l’inammissibilità del referendum sarebbe stata probabile, perché l’abolizione di una parte dell’art. 579 non avrebbe garantito i “delicati bilanciamenti” auspicati dalla stessa Corte nel 2019.
La Corte costituzionale ha dichiarato inammissibile anche il referendum sulla cannabis legale. In attesa che siano depositate le motivazioni della decisione, il neopresidente della Consulta Giuliano Amato le ha illustrate in una conferenza stampa — un fatto di per sé piuttosto inusuale. Amato ha spiegato che il quesito referendario sulla cannabis riguardava in realtà altre sostanze stupefacenti “pesanti” e quindi sarebbe stato sufficiente “a farci violare obblighi internazionali plurimi.” In più, il referendum sarebbe stato “inidoneo allo scopo” perché avrebbe lasciato in piedi “altre disposizioni che prevedono la responsabilità penale delle stesse condotte.”
Amato ha accusato in sostanza il comitato promotore di aver sbagliato il riferimento alle tabelle richiamate all’articolo 73 del Testo Unico sugli stupefacenti, depenalizzando la coltivazione delle sostanze delle tabelle 1 e 3, mentre la cannabis si troverebbe nella tabella 2. Secondo il comitato promotore, invece, è la Corte costituzionale ad essersi sbagliata, perché la parola “coltiva” non può che riferirsi alla cannabis, mentre per le altre sostanze citate da Amato resterebbe il reato di “produzione, fabbricazione, estrazione, raffinazione.” Del resto, che il quesito proponesse di depenalizzare la “coltivazione” per uso personale di qualsiasi sostanza era già noto, ed era anche inevitabile per com’è scritta la legge, che non distingue adeguatamente tra le diverse sostanze. In ogni caso, nella tabella 1 la cannabis c’è, ma è citata con il suo principio attivo — il Delta-9-trans-tetraidrocannabinolo, comunemente noto come THC. Viene il dubbio, quindi, che la Corte costituzionale abbia preso la propria decisione senza sapere con precisione che cos’è il THC, e senza sapere che la cannabis si può coltivare e consumare senza particolari processi di produzione e raffinazione — a differenza di coca e papavero da oppio.
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Foto: CC BY 2.0 EU2017EE Estonian Presidency
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FAQ

How many episodes does TRAPPIST have?

TRAPPIST currently has 207 episodes available.

What topics does TRAPPIST cover?

The podcast is about News, News Commentary, Podcasts and Politics.

What is the most popular episode on TRAPPIST?

The episode title '190: Il revisionismo Covid del governo Meloni' is the most popular.

What is the average episode length on TRAPPIST?

The average episode length on TRAPPIST is 57 minutes.

How often are episodes of TRAPPIST released?

Episodes of TRAPPIST are typically released every 7 days.

When was the first episode of TRAPPIST?

The first episode of TRAPPIST was released on Jan 31, 2019.

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