Cronache Stories
Cronache di spogliatoio
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Top 10 Cronache Stories Episodes
Goodpods has curated a list of the 10 best Cronache Stories episodes, ranked by the number of listens and likes each episode have garnered from our listeners. If you are listening to Cronache Stories for the first time, there's no better place to start than with one of these standout episodes. If you are a fan of the show, vote for your favorite Cronache Stories episode by adding your comments to the episode page.
02/14/24 • 29 min
La notte MALEDETTA di Roma-Liverpool 1984 ||| Finale Coppa Campioni
Michel PLATINI alla Juventus || Il TRASFERIMENTO del RE a Torino
Cronache Stories
09/06/22 • 25 min
L'Avvocato Gianni Agnelli e la Francia hanno sempre avuto un rapporto privilegiato. Dalle parti di Casa Agnelli affiora ogni tanto una battuta che, come tutte le battute, possiede sempre un fondo di convinzione in chi la pronuncia: “Il Piemonte non è una regione della Francia, è la Francia che è una regione del Piemonte”. Tanto addirittura da sposarsi, in Francia, con Marella Caracciolo, precisamente nel castello di Osthoffen, vicino Strasburgo, il 19 novembre 1953. Ma un anno prima, sempre in Francia, ha avuto l'incidente che gli ha cambiato la vita. Pochi giorni dopo Ferragosto, al culmine di un'estate leggendaria in Costa Azzurra, dedicandosi a una delle sue grandi passioni – l'altra è il calcio. Si trova su una Fiat station-wagon in compagnia di Anne-Marie d'Estainville, bellissima ragazza di 17 anni al debutto in società: insieme a lei sta tornando da una festa organizzata dal banchiere ungherese Arpad Plesch. Per lei ha litigato con la sua compagna di allora, Pamela Digby, già ex moglie dell'unico figlio di Winston Churchill. Dopo una scenata di gelosia Gianni Agnelli esce dalla sua villa di Beaulieu insieme ad Anne-Marie, schiaccia a fondo l'acceleratore e sulla statale 98 che collega Nizza a Mentone – chiamata appunto la Basse Corniche – fa un frontale con un furgoncino Lancia su cui sono a bordo quattro macellai, nella più classica delle contrapposizioni tra quelli che si sono già svegliati per andare a lavorare e chi invece non è ancora andato a dormire. Il camioncino viene sbalzato contro una parete di roccia: due dei quattro passeggeri perdono la vita. L'auto è in frantumi. La ragazza esce quasi illesa, soccorsa e portata via prima dell'arrivo della polizia dall'auto di un altro suo amico che aveva partecipato alla festa. Ma l'Avvocato non ne esce indenne: la gamba destra è fratturata in sette punti diversi. Trasportato alla clinica Lutetia di Cannes, finisce sotto i ferri per parecchie ore e l'intervento non riesce bene, tant'è che sarà costretto a nove mesi di immobilità, prima che l'amputazione della gamba venga scongiurata dal professor Achille Dogliotti, fuoriclasse della chirurgia torinese. Come eterno ricordo di quella serata, una menomazione permanente alla gamba che lo costringerà ad aiutarsi sempre più spesso con il bastone – un bastone molto dandy, in pieno stile Agnelli.
11/11/22 • 9 min
Se mai dovesse capitarvi di passeggiare per le strade di Southampton alla ricerca di quello che fu il vecchio stadio dei Saints, non trovereste altro che un centro residenziale. È il prezzo da pagare per la modernità: il St Mary’s sorge a pochi metri dalle rive del fiume Itchen mentre il The Dell era uno di quegli impianti squisitamente britannici, con gli spalti che trovavano spazio in mezzo alle case, spuntando all’improvviso tra i vicoli. Lì dove una volta c’era il prato, oggi c’è il parcheggio interno del condominio. E tra i vari appartamenti ce ne è uno riadattato a casa vacanze, prenotabile online, senza fatica. I gestori, con una mossa illuminata, gli hanno dato il nome dell’uomo che su quel prato aveva guadagnato i gradi di divinità. E che, in quanto tale, aveva realizzato l’ultimo gol segnato in gare ufficiali all’interno di quello stadio. 19 MAGGIO 2001 – ULTIMA PARTITA UFFICIALE AL THE DELL L’incredibile carriera di Matthew Le Tissier sta giungendo al termine. Non aveva mai avuto i crismi dell’atleta modello, ma da un paio d’anni il suo declino pare evidente. È costantemente sovrappeso, non riesce a reggere i ritmi di una Premier League che è cambiata sotto i suoi occhi, diventando un campionato sempre più competitivo, in grado di attirare campioni che per anni avevano snobbato l’Inghilterra. Per amore del Southampton, o anche solo per la volontà di non uscire dalla comfort zone che si era creato, nel corso degli anni aveva rifiutato offerte di ogni tipo. Nel 1990 aveva detto no al Tottenham, la squadra per cui faceva il tifo da bambino. Seguiva le partite degli Spurs da lontano, da Saint Peter Port, la capitale di Guernsey, un pezzo di terra che sorge tra la Francia e l’Inghilterra: Channel Islands, le chiamano da quelle parti. Una zona particolare, che ricade sotto le dipendenze della Corona non per la sovranità del Regno Unito, ma per quella dell’antico Ducato di Normandia. Era arrivato giovanissimo al Southampton e non se ne era più andato, segnando gol incredibili, perché il modo di calciare di Le Tissier non aveva rivali. Era in grado di trovare la porta da distanze siderali, con angoli impossibili. Vederlo ciondolare in mezzo al campo palla al piede, abbozzando dribbling che riuscivano soltanto grazie al suo straordinario talento tecnico, non potendo contare sulla rapidità, era un’esperienza per certi versi addirittura surreale. Esiste una generazione cresciuta vedendo i gol di Le Tissier in maniera fugace, in quelle sintesi iper rapide che passavano sui canali secondari o satellitari, un rifugio per gli esteti. Italiani, tedeschi, spagnoli, rapiti a guardare delle magie che passavano in tv di sfuggita, con sorpresa e ammirazione. «In una tv catalana c’era un programma di mezz’ora ogni lunedì in cui facevano vedere i migliori gol della Premier League. Le Tissier c’era sempre, ogni settimana. Faceva dei gol assurdi. Pum! Pallone sotto l’incrocio. Pam! Finta e pallone sopra la testa di un difensore per poi fare gol. Pum! Una punizione incredibile. Mi chiedevo: “Ma perché rimane al Southampton? Potrebbe giocare con chiunque!”. In casa eravamo tutti fissati per lui» (Xavi) Aveva avuto un rapporto a dir poco controverso con la Nazionale inglese. Nonostante le prodezze, non era entrato per davvero nel giro fino all’arrivo in panchina di Glenn Hoddle, il suo idolo da bambino: era il 1996, con i sogni del primissimo «Football’s coming home» mandati in fumo dal rigore di Gareth Southgate contro la Germania. Si era ritrovato in campo in una partita dal peso specifico enorme, quella di Wembley contro l’Italia. Una gara che l’Italia di Cesare Maldini aveva vinto grazie a una saetta di Gianfranco Zola, lasciando a bocca aperta gli inglesi, che pure erano già abituati da qualche mese a vedere da vicino le giocate di quello che avevano ribattezzato, con un tocco di genialità, “Magic Box”.
RONALDO ‘98 ||| Quando il FENOMENO diventò LEGGENDA
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10/18/22 • 38 min
Proviamo a fare un piccolo esperimento. Chiudete gli occhi. Se vi dico: «Pensate alla prima immagine di Ronaldo con la maglia dell’Inter nella sua prima stagione», cosa vi viene in mente? Il gol a Parigi contro la Lazio, quella danza che stende Marchegiani e consegna definitivamente la Coppa Uefa all’Inter dopo le firme di Zamorano e Zanetti? Oppure quella sfida aperta all’impenetrabilità dei corpi a Mosca, il controllo orientato in mezzo a due centrali dello Spartak ridotti a sagome, la capacità di pattinare sul fango tra un difensore e l’altro come se fosse totalmente incorporeo? La sterzata a Bologna nel giorno del suo primo gol in Serie A, la finta di calciare con il destro per poi ritrovarsi il pallone di colpo sul sinistro, con Paganin incapace di elaborare in pochi secondi quanto stava accadendo? O forse la punizione a giro contro il Parma, un bacio alla traversa e Buffon impietrito, impossibilitato ad abbozzare una qualsiasi reazione? E se invece fosse quella fuga alle spalle dei centrali milanisti nel giorno del derby di ritorno? Moriero che mette in mezzo un pallone telecomandato dalla trequarti e il corpo di Ronaldo che si modella in volo per trovare il modo migliore per andare all’impatto, l’emblema plastico del concetto che si portava dietro in una celebre campagna pubblicitaria: la potenza è nulla senza controllo. Sono tutte scelte legittime, perché pescare dall’album dei ricordi di quella prima stagione interista di Ronaldo è praticamente impossibile. Non c’era nulla che non potesse fare, nulla che non gli riuscisse. Faceva sembrare tutto facile anche quando era tremendamente difficile. Eppure, se qualcuno mi costringesse, pistola alla tempia, a prendere una sola azione, un solo frammento di quel Ronaldo imprendibile, di quel Ronaldo che purtroppo non avremmo più visto da lì a poco, non avrei dubbi.
CLAUDIO MARCHISIO: L'INTERVISTA
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06/19/21 • 38 min
FUTSAL - «Ci troviamo in un nuovo palazzetto, quello della L84. Una nuova realtà di calcio a 5. Mi ha preso subito, da fuori pensavo che sarebbe stato semplice, avendo giocato ad alti livelli. E invece c’è tanto lavoro dietro: tanta tecnica, tanto movimento, è uno sport faticoso e divertente, la partita non si ferma mai. Ci possono essere cambi di risultato velocissimi, siamo nel clou della stagione e spero che riusciremo a salire in A1. Si punta a vincere, c’è una grande struttura. Dietro c’è una famiglia che ha costruito non solo la squadra, ma anche uno dei settori giovanili più importanti d’Italia. L84 collabora con la Juventus per insegnare il calcio a 5 ai piccoli. Neymar, Douglas Costa, sono arrivati da questo sport. Stanno iniziando a portare la tecnica di base del futsal nel calcio a 11, e viceversa. Sono due sport che sembrano uguali, ma non è così. Si vive di tanti 1 contro 1, quelli che ci entusiasmano nel calcio a 11: qui è sempre così, anche per il portiere». INFORTUNIO - «Ho imparato che la squadra è importante, ma nei momenti di infortunio fa tantissimo l’aria di casa tua. La famiglia, gli amici. Da infortunato, anche quando vai al campo, viaggi a una velocità diversa. Sì, sei con loro nello spogliatoio, ma vanno a una velocità diversa: fisica e mentale. Devono preparare la prossima partita. Tu hai un percorso più lento, sei sul lettino e poi fai la seconda parte in palestra. Non vivi quei momenti di squadra. Soprattutto in questo periodo, dov’è ancora più difficile muoversi, trovare la serenità a casa, quando sei giù perché il rientro in campo lo vedi lontano, è fondamentale. Chi è a casa con te vive alla tua velocità e può aiutarti a superare l’ostacolo». JUVENTUS - «Vivo con dei mal di pancia in più, la guardo in tv e non allo stadio. La vivo con la passione che avevo da giocatore. Vedere da fuori certi momenti, soprattutto quest’anno con alcuni intoppi, non è facile. Quando eri calciatore, anche se perdevi, la scaricavi nello spogliatoio o in campo. Adesso sono un tifoso. La pandemia mi ha aiutato a fare questo stacco dalla carriera professionistica. I primi mesi ero pronto, avevo preso una decisione ponderata, ma cercavo sempre un po’ il campo, anche solo girando in macchina. E mi tornava la voglia. La pandemia mi ha aiutato a staccare totalmente da quello e stare 100% sulle mie attività».
04/01/24 • 16 min
“Ricordo il primo lancio col paracadute, a Pisa: eravamo affacciati dal portellone di un C-119, “Il vagone volante”. In cielo, a 500-600 metri d'altezza, prima di buttarci, Luciano si gira e mi fa: “Gigi, e se non si apre?”. (Luigi Martini) Un uragano biondo, travolgente: in campo un vulcano di dinamismo e intensità, un centrocampista all'olandese nella Lazio di Tommaso Maestrelli campione d'Italia 1974. Fuori dal campo una delle anime più forti e riconoscibili di uno spogliatoio spaccato anche fisicamente: lui fa parte della fazione di Gigi Martini e Mario Frustalupi, in fermissima opposizione a quella di Pino Wilson e Giorgio Chinaglia; e come tutti i calciatori del mondo, anche Luciano Re Cecconi ha mille soprannomi. Il più immediato è “Cecco”, la contrazione del cognome, che nella fantasia del giornalista del Corriere della Sera Franco Melli diventa “Cecco-Netzer”, per la somiglianza con Gunther Netzer, sublime fantasista della Nazionale tedesca. Il più gratificante è quello che gli ha regalato padre Antonio Lisandrini, il frate francescano che accompagna la squadra e ha celebrato il suo matrimonio con Cesarina. Lo chiama “il Saggio”, perché Re Cecconi è portatore sano di quella follia che scorre lungo la Lazio anni Settanta come un fiume in piena, ma in più ha conosciuto la vita vera: calzolaio fruttivendolo elettricista, assistente nell'autoofficina di suo cugino, prima di fare il salto nel calcio dei grandi, uno scudetto, due presenze in Nazionale, una convocazione pur senza mai scendere in campo ai Mondiali 1974. La pistola ce l'ha avuta anche lui, s'intende, come quasi tutti in quello spogliatoio in cui si spara un colpo di calibro 38 anche per spegnere la luce senz'alzarsi dal letto. “Alzati tu”. “No, alzati tu”. “Non mi va”. “Aspetta... bum”. “Buonanotte, domani mattina quando ti alzi fai attenzione ai vetri”. Il presidente Lenzini ha un conto aperto con l'hotel per i rimborsi di arredi e lampioni spaccati a colpi di arma da fuoco. Poi una sera Re Cecconi ha fatto finta di averne una in tasca, per fare uno scherzo, forse, non è chiaro, è tutto confuso, anzi non ha proprio senso. L'ultima sera di Luciano Re Cecconi è un pasticciaccio brutto che ha teatro non in via Merulana, come il romanzo di Gadda, ma in via Francesco Saverio Nitti, quartiere Fleming, una zona molto signorile di Roma Nord dove abitano calciatori, politici, giornalisti, funzionari pubblici, imprenditori. La Lazio ci respira le giornate, iniziandole e finendole al Caffé Fiocchetti, prima e dopo gli allenamenti a Tor di Quinto: qualche giorno a preparare il cappuccino ci puoi trovare persino Chinaglia. È lì che è stata scattata una delle foto di culto della Lazio anni Settanta: Chinaglia a capo chino che sta leggendo il giornale, e alle sue spalle una scritta sul muro: “Laziali Bastardi”.
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FAQ
How many episodes does Cronache Stories have?
Cronache Stories currently has 92 episodes available.
What topics does Cronache Stories cover?
The podcast is about Podcasts, Sports and Soccer.
What is the most popular episode on Cronache Stories?
The episode title 'EURODERBY 2003 ||| I sei giorni che paralizzarono Milano' is the most popular.
What is the average episode length on Cronache Stories?
The average episode length on Cronache Stories is 22 minutes.
How often are episodes of Cronache Stories released?
Episodes of Cronache Stories are typically released every 8 days, 22 hours.
When was the first episode of Cronache Stories?
The first episode of Cronache Stories was released on Aug 21, 2020.
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