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Milano Noir - La Rosetta Di Piazza Vetra

La Rosetta Di Piazza Vetra

12/03/20 • -1 min

Milano Noir
Rosetta non aveva neanche vent’anni. Una vita sfortunata che non fece però in tempo a riscattare, per via del tragico epilogo che la vide uccisa per mano della gelosia di un uomo che non poteva averla solo per sé. Il suo vero nome era Elvira Andressi, ma era conosciuta ai più come Rosetta di Piazza Vetra, proprio per via della piazza in cui esercitava il mestiere di prostituta. Tra i suoi molti clienti ebbe la sfortuna di conoscerne uno violento e impulsivo. Un poliziotto, un uomo assai geloso che voleva possederla solo per sé. Le ambizioni di riscatto di Rosetta, che sognava di diventare una cantante, furono così spezzate in una notte d’estate del 1914. La ragazza stava salendo sulla carrozza di un cliente quando fu bloccata dall’agente. Dietro quel fermo Rosetta colse l’ira cieca dell’uomo che non accettava di vedere qualcun altro prendere il suo posto. La donna non ci stette ad assistere inerme alla scena e così si mise in mezzo. Il poliziotto reagì e la pugnalò a morte, affondando la lama sul giovane corpo che rimase inerme e privo di vita. L’omicidio rimase impunito: nessuno pagò per quella morte e non ne parlò nessun giornale. A piangerla fu solo la malavita e, settant’anni dopo, una canzone incisa da Nanni Svampa dal titolo “La Povera Rosetta”. La canzone ripercorre poeticamente lo svolgimento dei fatti e le dà in qualche modo giustizia.
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Rosetta non aveva neanche vent’anni. Una vita sfortunata che non fece però in tempo a riscattare, per via del tragico epilogo che la vide uccisa per mano della gelosia di un uomo che non poteva averla solo per sé. Il suo vero nome era Elvira Andressi, ma era conosciuta ai più come Rosetta di Piazza Vetra, proprio per via della piazza in cui esercitava il mestiere di prostituta. Tra i suoi molti clienti ebbe la sfortuna di conoscerne uno violento e impulsivo. Un poliziotto, un uomo assai geloso che voleva possederla solo per sé. Le ambizioni di riscatto di Rosetta, che sognava di diventare una cantante, furono così spezzate in una notte d’estate del 1914. La ragazza stava salendo sulla carrozza di un cliente quando fu bloccata dall’agente. Dietro quel fermo Rosetta colse l’ira cieca dell’uomo che non accettava di vedere qualcun altro prendere il suo posto. La donna non ci stette ad assistere inerme alla scena e così si mise in mezzo. Il poliziotto reagì e la pugnalò a morte, affondando la lama sul giovane corpo che rimase inerme e privo di vita. L’omicidio rimase impunito: nessuno pagò per quella morte e non ne parlò nessun giornale. A piangerla fu solo la malavita e, settant’anni dopo, una canzone incisa da Nanni Svampa dal titolo “La Povera Rosetta”. La canzone ripercorre poeticamente lo svolgimento dei fatti e le dà in qualche modo giustizia.

Episodio precedente

undefined - Uxoricidio A Via Macello

Uxoricidio A Via Macello

Una lite coniugale finita male o forse la follia lucida di un uomo che non sapeva accettare la volontà di emancipazione della propria moglie. Il caso di omicidio che avvenne nei primi anni del ‘900, al quarto piano della palazzina di Via Macello 25, è quello che può essere definito come uno dei primi casi di femminicidio che ebbe eco mediatica. Tra Alberto Olivo ed Ernestina Beccaro, sposati ormai da qualche anno, vi era un profondo divario culturale: lei analfabeta e figlia di contadini, lui colto e figlio di una famiglia borghese. Un rapporto che già dai primi tempi apparve litigioso, ma che una mattina del 1903 sfociò nella tragedia. L’uomo infatti non sembrava accettare affatto la volontà della moglie, decisa a istruirsi prendendo lezioni di lettura e scrittura. L’ennesima lite ebbe così un drammatico epilogo in cui Ernestina ebbe la peggio. Olivo la uccise a coltellate e cercò poi di disfarsi del corpo. Dopo averlo smembrato, gettò alcune parti nel gabinetto. Ripose il resto in una valigia, non prima di aver sfigurato il volto della donna per renderlo irriconoscibile. All’interno della valigia mise poi della naftalina per coprire l’odore e, recatosi a Genova, gettò il fardello nel porto. Impressionante fu l’esito giudiziario: chiamato a rispondere della morte della moglie, Olivo dapprima negò, poi confessò riducendo l’accaduto a un incidente. La corte lo condannò a soli dodici giorni di carcere, dopodiché l’uomo cambiò nome e residenza e riuscì addirittura a rifarsi una vita e a convolare a seconde nozze. Ad indagare l’enigmatica personalità di Olivo fu chiamato anche Cesare Lombroso, mentre a distanza di più di sessant'anni Dino Buzzati ripercorse la sconcertante trama dei fatti in una serie di tavole illustrate che portano il nome di “I misteri di Milano”.

Episodio successivo

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Delitto A Piazza Della Scala

Che la moglie spendesse tanti soldi perché aveva una relazione extraconiugale con un altro uomo? Questo tipo di domande dovevano ossessionare la mente di Virgilio De Fabritiis, che arrivò ad uccidere la giovane moglie in pieno giorno a Piazza della Scala. La donna si chiamava Ester Ghezzi ed era figlia di un ricco industriale. Viziata e abituata a vivere negli agi che le aveva dato la famiglia d’origine, non avrebbe saputo rinunciare ai propri capricci neanche dopo la morte del padre. Un accadimento che la colse giovanissima e che la mise di fronte a non poche ristrettezze economiche. Fu infatti per interesse che sposò Virgilio De Fabritiis, aitante ufficiale in carriera, dal quale ebbe presto una figlia ma del quale però non tardò a stancarsi. Ester passava molto tempo fuori casa, chiedeva continuamente denaro al marito e non si preoccupava dei sospetti che lui poteva avere riguardo liaison intrattenute con altri uomini. Il dubbio accecò Virgilio, tanto che un giorno seguì la donna. Arrivato a Piazza della Scala la trovò sottobraccio a un uomo, una scena che confermò i suoi sospetti. Virgilio le puntò la sua pistola d’ordinanza, Ester finse un sorriso sorpreso e impacciato ma fu presto colta dal primo proiettile sparato dal marito. L’uomo le si avvicinò ancora e le sparò altre cinque volte, lasciandola a terra esanime. Chi fosse l’uomo che accompagnava quel pomeriggio la donna rimane tutt’ora un mistero. I sospetti del marito, rivolti verso l’ex fidanzato della moglie, non trovarono infatti riscontro. L’opinione pubblica finì con l’appassionarsi alla figura di De Fabritiis, caduto nel baratro della disperazione e della gelosia. L’uomo fu inoltre assolto dalla giustizia. Rimane da chiedersi però se la stessa assoluzione l’avrà avuta dalla figlia nata dallo sfortunato matrimonio, proprio quella figlia che non ha potuto conoscere la madre.

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