
Episodio 42. La Grande Guerra dei Carabinieri. I Corazzieri in guerra.
05/18/22 • 11 min
Questo episodio è dedicato al ruolo dei Corazzieri al fronte a tutela del sovrano e dei suoi accantonamenti.
Nonostante tutte le previsioni e la buona volontà, al fronte i Corazzieri (o meglio i Carabinieri Guardie del Re) dovettero subire delusioni e frustrazioni.
Nonostante l’uniforme grigio-verde adottata dal reparto, infatti, i corazzieri sono facilmente riconoscibili per i fregi ed i distintivi e soprattutto per la loro statura, inusuale per un corpo a cavallo.
“La loro presenza frustrerebbe di per sé tutto lo studio messo per celare la residenza del Comandante Supremo”. Con queste parole è spiegata la decisione che limita il servizio a Villa Italia ad otto soli corazzieri, soltanto all’interno del perimetro e soltanto tra le 20 e le 4 della notte.
Durante la guerra l'inazione e la frustrazione spinsero ben sette ufficiali a lasciare lo squadrone per rientrare in cavalleria, da cui provenivano, o nelle file dell’Arma.
Un brigadiere ed un corazziere presero la via del cielo e diventano piloti. Il primo è Albino Mocellin che, dopo molte missioni su un aereo da bombardamento, cadde in combattimento in Albania nell’ottobre del 1916. Il secondo è il corazziere Italo Urbinati che prestò dapprima servizio in una squadriglia da bombardamento della Regia Marina, operando sull’Istria e sulla Dalmazia, per passare poi come istruttore di volo notturno e venire abbattuto il 2 novembre 1917, morendo il giorno successivo, mentre bombardava a bassa quota il nemico che avanza verso Motta di Livenza.
Entrambi furono decorati di medaglia d’argento al valor militare.
per quanto possibile, i Corazzieri chiesero ed ottennero di cambiare vita se si può dire transitando in realtà dove il confronto con il nemico era all'ordine del giorno. Altri rimasero a svolgere il ruolo che loro era assegnato in linea con la tutela del sovrano (per quanto possibile) e la sicurezza dei palazzi reali.
Il testo di questo episodio è stato estratto e rielaborato dal volume a cura di Flavio Carbone “La Grande Guerra dei Carabinieri”, Roma, 2020, Ministero della Difesa - Comando Generale dell’Arma dei Carabinieri - Ufficio Storico. In particolare si tratta del paragrafo “La tutela del sovrano: i Corazzieri al fronte” di Piero Crociani.
Il volume è consultabile on line sul sito dell’Arma dei Carabinieri e su quello del Ministero della Difesa.
In chiusura, vi chiediamo di premiare il podcast con le stelline su #Spotify. Per votare il podcast è sufficiente andare sulla pagina di Storia dei Carabbinieri e cliccare sulle stelline, valutando lo show.
A presto!
Questo episodio è dedicato al ruolo dei Corazzieri al fronte a tutela del sovrano e dei suoi accantonamenti.
Nonostante tutte le previsioni e la buona volontà, al fronte i Corazzieri (o meglio i Carabinieri Guardie del Re) dovettero subire delusioni e frustrazioni.
Nonostante l’uniforme grigio-verde adottata dal reparto, infatti, i corazzieri sono facilmente riconoscibili per i fregi ed i distintivi e soprattutto per la loro statura, inusuale per un corpo a cavallo.
“La loro presenza frustrerebbe di per sé tutto lo studio messo per celare la residenza del Comandante Supremo”. Con queste parole è spiegata la decisione che limita il servizio a Villa Italia ad otto soli corazzieri, soltanto all’interno del perimetro e soltanto tra le 20 e le 4 della notte.
Durante la guerra l'inazione e la frustrazione spinsero ben sette ufficiali a lasciare lo squadrone per rientrare in cavalleria, da cui provenivano, o nelle file dell’Arma.
Un brigadiere ed un corazziere presero la via del cielo e diventano piloti. Il primo è Albino Mocellin che, dopo molte missioni su un aereo da bombardamento, cadde in combattimento in Albania nell’ottobre del 1916. Il secondo è il corazziere Italo Urbinati che prestò dapprima servizio in una squadriglia da bombardamento della Regia Marina, operando sull’Istria e sulla Dalmazia, per passare poi come istruttore di volo notturno e venire abbattuto il 2 novembre 1917, morendo il giorno successivo, mentre bombardava a bassa quota il nemico che avanza verso Motta di Livenza.
Entrambi furono decorati di medaglia d’argento al valor militare.
per quanto possibile, i Corazzieri chiesero ed ottennero di cambiare vita se si può dire transitando in realtà dove il confronto con il nemico era all'ordine del giorno. Altri rimasero a svolgere il ruolo che loro era assegnato in linea con la tutela del sovrano (per quanto possibile) e la sicurezza dei palazzi reali.
Il testo di questo episodio è stato estratto e rielaborato dal volume a cura di Flavio Carbone “La Grande Guerra dei Carabinieri”, Roma, 2020, Ministero della Difesa - Comando Generale dell’Arma dei Carabinieri - Ufficio Storico. In particolare si tratta del paragrafo “La tutela del sovrano: i Corazzieri al fronte” di Piero Crociani.
Il volume è consultabile on line sul sito dell’Arma dei Carabinieri e su quello del Ministero della Difesa.
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Episodio precedente

Episodio 41. La Grande Guerra dei Carabinieri. In zona di guerra
Con questo episodio si continua a trattare il tema della prima Guerra Mondiale. Oggi ci concentriamo sui Carabinieri in zona di guerra.
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Nelle zone di operazioni, l’Arma dei Carabinieri non si occupò esclusivamente delle ordinarie attività di polizia in favore delle popolazioni locali o non si limitò a garantire il servizio di pubblica sicurezza nelle zone liberate, bensì si distinse sia come forza combattente per la difesa dei confini nazionali, al pari dei comuni soldati, sia nell’espletamento dei specifici compiti di polizia militare, quale funzione esclusiva affidatale.
Nel corso di tutta la I Guerra Mondiale, i Carabinieri, impiegati al fronte spesso in qualità di reparti di combattimento, si confermarono all’altezza delle loro tradizioni consolidando il ruolo svolto durante i conflitti precedenti di arma combattente. L’Arma offrì il suo prezioso contributo nelle battaglie dell’Isonzo e del Piave, si distinse sul Sabotino e sul San Michele e, in particolare, nei combattimenti sulle pendici del Podgora di cui all’episodio 40.
I militari dell’Arma assolsero numerosi e importanti compiti oltre a quanto fecero i Carabinieri che combatterono nelle posizioni di prima linea dove erano particolarmente incaricati di coadiuvare i comandanti garantendo il mantenimento della disciplina, sovente chiamati a recuperare i militari sbandati sul campo di battaglia per ricondurli sulla linea del fuoco, spesso guidandoli finanche all’assalto, sostituendosi a volte ai superiori caduti o dispersi.
Essi dovevano assistere le popolazioni costrette ad evacuare vastissime aree interessate allo scontro o prossime a punti di brillamento di mine e al contempo organizzare servizi mirati a contrastare ogni fenomeno di sciacallaggio e saccheggio. Custodivano e trasferivano la documentazione militare riservata, svolgevano attività di polizia giudiziaria militare, di controspionaggio e di assunzione di notizie riservate. I Carabinieri inoltre erano chiamati al controllo di tutti i militari fuori dai reparti di appartenenza, alla vigilanza sugli operai e sugli impiegati civili impegnati in opere militari (si pensi che nel solo settore d’azione della II Armata, vi lavorarono circa trentamila civili), finanche al monitoraggio delle case di tolleranza.
Nel prossimo episodio parleremo del ruolo dei Corazzieri al fronte.
Il testo di questo episodio è stato estratto e rielaborato dal volume a cura di Flavio Carbone “La Grande Guerra dei Carabinieri”, Roma, 2020, Ministero della Difesa - Comando Generale dell’Arma dei Carabinieri - Ufficio Storico. In particolare si tratta del paragrafo “In zona di guerra” di Raffaele Gesmundo.
Il volume è consultabile on line sul sito dell’Arma dei Carabinieri e su quello del Ministero della Difesa.
Grazie per l’attenzione
Episodio successivo

Episodio 43. La Grande Guerra dei Carabinieri. I Carabinieri tra la gente
L'episodio affronta il ruolo dei Carabinieri a favore della popolazione nel corso del primo Conflitto Mondiale. Oltre al servizio svolto al fronte, i Carabinieri continuarono ad assolvere quello di sicurezza e ordine pubblico, il servizio d'istituto a favore dei cittadini. Tuttavia, furono attribuiti ai militari dell'Arma nuovi compiti connessi con la situazione bellica che andarono a sommarsi con quanto già era loro assegnato, aggravando una situazione in cui il deficit di personale e il richiamo della classi più anziane per il servizio sul territorio limitava l'azione dell'Arma.
D'altro canto, furono sempre i Carabinieri a svolgere numerosi servizi anche al di fuori delle normali attribuzioni come nel caso del soccorso alle popolazioni colpite dal terremoto della Marsica del 1915 o nel ripristino dei servizi pubblici essenziali come durante il periodo di governo della città di Gorizia lasciata solo con lo sfondamento di Caporetto.
La tutela dei cittadini, da sempre caratteristica dei compiti tradizionali dell’Arma, arrivò spesso ad atti di estremo coraggio anche al di fuori delle trincee. Emblematico il comportamento del brigadiere Martino Veduti il quale, di servizio di vigilanza a una polveriera nel comune di Lugo di Romagna, la notte del 14 agosto 1918, “accortosi che una bomba con miccia accesa era stata collocata a scopo di attentato nelle immediate vicinanze di grosso deposito di esplosivo, percepita rapidamente la gravissima situazione, senza esitare, noncurante dell’incombente sicuro pericolo per la sua esistenza, con saldo animo, nobile esempio di eccezionali virtù militari e di sublime attaccamento al dovere, afferrò l’ordigno e, non riuscendo a svellere colle mani il brevissimo tratto di miccia ancora incombusta, la strappò coi denti, sventando così la imminente esplosione” Lugo (Ravenna), 14 agosto 1918” secondo quanto attestato dalla motivazione della Medaglia d’Oro al Valor Militare.
Il legame tra l’Arma dei Carabinieri e la gente si consolidò nell’elemento simbolico della bandiera nazionale donata dai comuni alle Stazioni. Fu infatti proprio durante il primo conflitto mondiale che prese il via quest’iniziativa, destinata a divenire una tradizione perpetuata sino ai giorni nostri. Fu il sindaco di un piccolo centro ligure, Castelnuovo Magra, a far dono del tricolore alla locale Stazione dell’Arma tenuto conto che tali piccoli comandi sino a tale momento non avevano l’autorizzazione a inalberare la bandiera nazionale.
Il testo di questo episodio è stato estratto e rielaborato dal volume a cura di Flavio Carbone “La Grande Guerra dei Carabinieri”, Roma, 2020, Ministero della Difesa - Comando Generale dell’Arma dei Carabinieri - Ufficio Storico. In particolare si tratta del paragrafo “Carabinieri tra la gente” di Laura Secchi.
Il volume è consultabile on line sul sito dell’Arma dei Carabinieri e su quello del Ministero della Difesa.
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